In mostra i migliori scatti d’autore che raccontano un anno di storia

Nelle fotografie i principali avvenimenti degli ultimi dodici mesi

Barbara Silbe

Alassa Galisou è un bimbo nero. Ha circa un anno, ma la sua piccola mano sembra quella di un vecchio. Le dita grinzose di rughe e nodi che accarezzano le labbra della madre, quasi a voler chieder silenzioso aiuto, vengono inquadrate dal reporter canadese Finnbarr O’Reilly, dell’agenzia Reuters. Si tratta di un’immagine a colori, realizzata nell’agosto 2005 in un centro di emergenza alimentare in Niger. Parla di fame e dolore, di due occhi di donna quieti e orgogliosi, di una grande dignità. Parla di cose che noi, qui, in Occidente, non vogliamo vedere, fingiamo di non capire, cerchiamo di dimenticare. Questo scatto ha vinto l’ultimo World Press Photo, il più prestigioso premio dedicato al fotogiornalismo, del quale quest’anno si svolge la 49ª edizione. Le opere premiate sono in mostra in contemporanea a Milano e Roma, in collaborazione con le agenzie Contrasto e Grazia Neri. La rassegna milanese è ospitata come sempre alla Galleria Carla Sozzani di corso Como 10 (tel. 02.653531), con ingresso libero fino al 28 maggio. Il WPP è un evento di portata internazionale, che ogni anno compie un tour in diversi paesi: ad aprile la mostra è allestita ad Amsterdam, Amburgo, Washington e fino a dicembre toccherà 80 città. Le fotografie sono state selezionate da una giuria di esperti, che ha scelto tra 83.044 scatti inviati da 4.448 autori professionisti provenienti da 122 nazioni.
Il concorso raccoglie a scadenza annuale gli eventi cruciali del nostro tempo, fermati dai clic dei fotografi impegnati a raccontarlo. E come ogni anno le due mostre italiane consentono di fare il punto su ciò che è successo negli ultimi dodici mesi. Tempi segnati dalla prevaricazione della natura sull’uomo, basti pensare alla catastrofe dello tsunami nell’Oceano Indiano, o all’uragano Katrina che ha devastato New Orleans, tragedie ben descritte dall’occhio meccanico degli autori americani David Butow o Michael Appleton o Vincent Laforet. Carica di energia e dolore anche l’immagine di Mohamed Azakir che ferma il momento dell’esplosione di un’autobomba in Libano, o quelle dell’inglese Ben Curtis che raccontano i disordini in Togo dopo il colpo di Stato del presidente Gnassingbe. Per la sezione “Natura” hanno vinto l’italiano Massimo Mastrorillo, anch’egli presente durante le devastazioni del mare a Banda Aceh, in Indonesia, e Kieran Dodds per il suo spettacolare servizio sui pipistrelli dello Zambia. L’altro italiano menzionato è Paolo Pellegrin, con scene del backstage durante la New York Fashion Week di febbraio.
Il WPP parla anche di eventi più frivoli, come il campionato americano di roller derby delle Philly Roller Girls, esclusivamente riservato alle ragazze e gestito dalle stesse pattinatrici, o come le corse dei cavalli in Australia, che giungono fino a noi grazie al lavoro di Mark & Jenny Evans (primo premio di reportage sportivo). Osservando questi scatti ci si rende conto di quanto siano numerosi i reporter professionisti che rischiano in prima persona in mezzo a guerre e attentati, diventando consapevoli “testimoni del mondo”, come disse James Nachtway di Magnum Photo (premiato nel 1994 per un ritratto a un guerrigliero Hutu ruandese). È come un’immensa tribù che opera per quotidiani, magazine, televisioni, agenzie di stampa. Hanno scelto un mestiere non comune, che affascina anche, ma che fa sfidare il pericolo e affrontare disagi.

Tutti loro aspirano alla fama. Eppure lavorano per trovare la verità, andando a caccia di storie che trasformano in Storia, senza ammiccamenti, senza retorica, come specchi ideologici e amplificatori mediatici della società contemporanea.

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