Luciana Baldrighi
Mario Schifano comprende prima di tanti altri che il compito dellartista è quello di accettare criticamente i nuovi strumenti che la società mette a disposizione e che sono stati un emblema, come nella pop art made in Usa, evitando però che essi stessi diventino il «fine» della propria espressione artistica. Non è un caso, del resto, che la sua opera si collochi allinterno delle correnti artistiche legate alla «nuova oggettività» attenta soprattutto alle impronte della città e allo spazio umano dove il rapporto con il mondo è mediato dai «mezzi di massa»: film, segnali, fumetti, pubblicità...
Oggi unasta di Finarte con capolavori esposti fino al 13 marzo (lasta il 14 alle ore 10 e alle ore 16 in via dei Bossi 2) e una mostra allo Studio Marconi, Milano celebra Schifano in grande stile.
La collaborazione fra Giorgio Marconi e Mario Schifano risale ai primi anni 60. La mostra inaugurale dello Studio Marconi nel novembre 65 aveva visto lartista romano, insieme con Adami, Del Pezzo e Tadini introdurre per la prima volta in Italia una sorta di elaborazione realistica e di visionaria immaginazione. Si susseguirono poi le mostre Vero Amore nel dicembre 65, Inventario con anima e senzanima del 66, Tutte stelle del 67, Compagni, compagni del 68 e Paesaggi Tv del 70.
Fino al 30 marzo (con apertura da martedì a sabato) la mostra Schifano 1964-1970. Dal Paesaggio alla Tv, allestita nei tre piani dello Studio Marconi di via Tadino 15, offre una panoramica storica dedicata a un grande artista che da sempre ha avuto riscontri di pubblico e di critica. Curata da Giorgio Marconi, direttore della Fondazione omonima, ed esperto dellopera di Schifano, la rassegna raccoglie 220 opere del periodo provenienti da importanti collezioni private e pubbliche fra cui la Galleria dArte Moderna di Torino e il Csac-Università di Parma.
Ad accompagnarle un catalogo (Skira, 232 pagine) con unampia selezione di testi critici dellepoca e successivi sullintera opera di Schifano: un testo con lambizione di documentare il lavoro di un artista di non facile comprensione ma che dal 64 al 70 spalancò le porte sul mondo dellavanguardia.
Nei Paesaggi anemici le vedute sono il ricordo, la memoria che li costruisce; un rettangolo in alto può significare aprire una finestrella sulla superficie continua del cielo. È in questo periodo che Schifano matura il suo interesse per film, fotografia, figure immote e in movimento, disegni di piedi in moto montati insieme a righe e tiracerchi, composizioni come When I remember Giacomo Balla, 1965, quadri che evocano la finestra di Matisse, come Suicidio dello stesso anno.
Nel medesimo periodo troviamo Vero amore e Albero, dove lalbero stesso ci rimanda al Battesimo di Piero della Francesca, protagonista al centro dellimmagine il grande tronco. Dadaismo, futurismo e fotografia si coordinano e si compongono in una ricerca di analisi rispetto alluniverso reale attraverso una pittura organica. In Futurismo rivisitato, Schifano prende unimmagine chiave - la nota foto dei futuristi a braccetto, Malevic con il suo quadrato e la rivista stampata senza fondo con le figure sospese come apparizioni in nero e a colori - e vi sovrappone uno schermo di plastica trasparente che non nasconde limmagine ma le conferisce una tridimensionalità.
Tutte stelle mette in scena stelle dipinte a spruzzo e rifratte da strati di plastica trasparenti che ricoprono ciascuna opera evocando sensazioni infantili.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.