La prima serata-fiume del festival, nella quale sono state presentate tutte le trenta canzoni in gara, ci conferma nell`idea che, purtroppo, la musica non sia più condizione essenziale per calcare il palco dell`Ariston. Ma da cosa deriva questa progressiva irrilevanza musicale del repertorio sanremese? Sicuramente il vizio di fondo è nello stesso materiale e nella convinzione che la musica cosiddetta leggera o pop possa essere svincolata dalle regole della composizione senza patire un drammatico scadimento qualitativo.
Le perplessità tecniche sono quelle che caratterizzano ormai la musica leggera di oggi e Sanremo non fa eccezione, anzi ne dà autorevole ufficialità: melodie scarse e di dubbia originalità (le note sono dodici), armonizzazioni spesso banali e relegate in giri di accordi, intonazioni che talvolta lasciano molto a desiderare e spingerebbero a confidare nell`obbligatorietà dell`autotune (e bravo Ghali che previene facendone abbondante uso), orchestra sottotono (un`eccezione, forse, Diamanti grezzi di Clara che, benché la melodia non eccella, fa della discreta orchestrazione un valore aggiunto), testi incomprensibili. E, a proposito di composizione di note e testo, quanti erroracci da matita blu, con tutti quegli accenti spostati e rime inascoltabili: «ricorderò/zuccherò» di Mahmood, «verità/poeticà» di Annalisa, «cuorè di plasticà» di La Sad, «dìceva, fàcevi, cròllavi, pènsare» (e ci fermiamo) di BigMama, «mi toglì il respiro» di Emma, «corrò da te» di Rose Villain (che comunque porta un brano interessante e che avrebbe meritato armonicamente qualcosa di più azzardato), «le ultimè goccè di pioggia» dei Santi Francesi, «sàra fantastico» di Fred De Palma, «voglio solo viverè e piangere dal riderè» di Alfa, invece si salva dalla valutazione la napoletana I p` me, tu p` te di Geolier.
Ecco, detto questo si ha l`impressione generale che siano quasi tutte canzoni già ascoltate prima di essere ascoltate: Loredana Bertè che ri-canta un vecchio pezzo della Bertè, il tormentone di Annalisa che sarebbe diventato tormentone anche senza Sanremo, il femminismo spagnoleggiante di Fiorella Mannoia, la radiofonicissima cumbia minimalista di Angelina Mango, il beat molto afro di Mahmood, i Negramaro che iniziano alla Blanco-Mahmood 2023 e poi ritornano ai classici Negramaro dei Duemila, i Ricchi e Poveri fedeli a Mamma Maria, Emma fedele ai Ricchi e Poveri, la stucchevolezza delle melodie di Gazzelle, Dargen D`Amico che ripropone Dove si balla intitolandola Onda
alta, Maninni che raccoglie il testimone di Mr. Rain ma senza lo zuccheroso coretto di voci bianche.Quello di quest`anno sembra un Sanremo in cui nessuno è uscito dal proprio recinto e, tutto sommato, forse, è un bene.
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