da Londra
Dopo il film, il musical. La trilogia di Tolkien, Il Signore degli anelli, che questanno celebra il cinquantesimo anniversario della pubblicazione, era una sfida anche per il teatro ed è stata raccolta con determinazione dal regista inglese Matthew Warchus che ha covato il progetto per dieci anni mettendolo a punto dopo una lunga preparazione, libretto e copione riscritti cinque volte, una prima versione presentata a Toronto lanno scorso perché nessun teatro di Londra o di Broadway era pronto a rischiare una produzione così ambiziosa.
Le critiche canadesi - benché il musical venisse anche premiato - sono servite ad affinare e chiarire la versione definitiva costata 12 milioni di sterline: il musical The Lord of the Rings, che con molti cambiamenti tecnici e un cast di 50 attori, ha debuttato finalmente al Drury Lane Theatre di Londra in quella che è considerata limpresa più imponente e più azzardata che sia mai approdata nel teatro del West End.
Lidea di comprimere il grande ciclo di Tolkien in uno spettacolo musicale di tre ore sembrava a dir poco temeraria - e continua a essere osteggiata dai critici letterari - ma il regista ritiene che si dovesse provare a consegnare «questopera di genio, magica e profonda, con le sue infinite risonanze, leco dei miti classici, il senso dellinnocenza perduta e di un epoca dorata che svanisce» al potere immaginifico del teatro, a quelle risorse allusive e immediate che mancano al cinema, nonostante il comprovato successo dei film omonimi di Peter Jackson.
«Date le dimensioni dellepica non era facile evitare di cadere nellassurdo in questo progetto - spiega il regista - ma Tolkien stesso aveva sottinteso una maggior concisione descrivendo il suo ciclo un esercitazione in lunghezza e densità». Così con effetti speciali e macchinari sofisticati, lo spettacolo fa grande uso dellillusione, del vento e delle cortine di fumo, della musica, di un palcoscenico girevole e ondeggiante per suggerire paesaggi diversi, personaggi e maghi su trampoli per rendere più credibili i piccoli hobbit, coinvolgimento del pubblico.
La produzione londinese è «più dinamica e più viscerale, più semplice, senza spegnere lincanto dellopera», dice Warchus, il quale, coautore con Shaun McKenna del copione e del libretto, punta ora su una visione omogenea, le scene di Bob Howell, coreografia di Peter Darling, la partitura è opera del compositore di Hollywood Ar Rahman (Bombay Dreams) e della folk band finlandese Varttina per variare i temi musicali sulle diversità etniche dei popoli del ciclo.
La produzione richiede un impegno fisico notevole, alcuni ruoli sono stati tagliati, ma avvincenti sono le star musicali in Aragorn e Galadriel, Michael Therriault in Gollum, Malcom Storry in Gandalf e Frodo brillantemente ricreato da James Loye.
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