Di pubblicità della birra Peroni ne sono state fatte tante. Ultimamente, però, alcuni slogan usati per reclamizzare il prodotto non sono piaciuti a tutti.
Diversi piccoli produttori campani, infatti, sono sul piede di guerra perché considerano che la Peroni, marchio acquistato 15 anni fa dalla sudafricana SabMiller e recentemente ceduto ai giapponesi di Asahi Breweries, sfrutti impropriamente il nome della città.
Una sorta di pubblicità ingannevole e concorrenza sleale. Nel mirino, ad esempio, vi è la frase “Birra Napoli. Partenopea come te”. Un motto semplice ma allo stesso tempo molto forte che mira a rafforzare il legame tra consumatori, territorio e prodotto.
Agli stessi produttori campani non è neanche piaciuto che la “Birra Napoli” della Peroni sia stata presentata a Palazzo San Giacomo o abbia ricevuto il prestigioso “Premio San Gennaro Day” che, secondo la motivazione della giuria, "è prodotta esclusivamente con grano duro e malto campano”.
A scatenare l’ira di chi protesta è il fatto che il prodotto, in realtà, non è ne realizzato né a Napoli, né in Campania. E non solo. Come dichiara Fabio Ditto, ideatore e promotore del micro birrificio KBirr (la normativa definisce così chi non produce più di 1.000 ettolitri all'anno) con stabilimento a Giugliano e 5 dipendenti diretti, la “Birra Napoli è prodotta a Roma ma sulla etichetta è scritto a caratteri microscopici, nessuno se ne accorge”.
Inoltre, sottolinea lo stesso Ditto, “non c'è il lavoro di un solo napoletano, perché il vecchio stabilimento Peroni è diventato un centro commerciale”.
Per questo, si chiede senza fare giri di parole il fondatore di KBirr, questa birra “cosa c'entra con Napoli?”. Secondo Ditto, in realtà, a ristoranti e pizzerie conviene vendere quel marchio perchè “giocano sull'equivoco. A loro la bevanda della Peroni costa molto meno delle birre artigianali effettivamente prodotte in Campania e propinano ai clienti la lager come se davvero fosse partenopea”.
Ma questi non sono gli unici motivi degli attacchi rivolti alla Peroni. Per lo stesso fondatore di KBirr non ci sono garanzie che “Birra Napoli” contenga solo orzo campano. “L'unica malteria italiana è a Melfi e lì dentro lavorano tagli da cinquanta o cento tonnellate alla volta. Sfido chiunque a dimostrare da dove provenga l'orzo”.
Per far valere le proprie ragioni e difendere il lavoro di chi produce sul territorio campano, Ditto ha affermato di aver preso contatti con l'avvocato Alessandro Senatore affinché intraprenda un'azione civile per chiedere quantomeno a Peroni di specificare sull’etichetta, con la giusta evidenza, che “Birra Napoli” è prodotta nel Lazio e non nel capoluogo partenopeo o in altre località della Regione.
La scelta del legale forse non è casuale. L’avvocato Senatore, insieme alla collega Paola D' Amato, si contrappone a Peroni anche nella vertenza intrapresa dall’artista italiano Jorit specializzato nella street art contro la multinazionale che aveva usato senza autorizzazione un suo murale per una pubblicità.
Riceviamo e pubblichiamo
in riferimento all’articolo “Produttori di birra campani in guerra con Peroni: andremo in tribunale” apparso sulla versione online del suo quotidiano lo scorso giovedì 3 ottobre, a firma di Gabriele Laganà, mi corre l’obbligo di fare alcune precisazioni, rispondendo alle accuse mosse dal Signor Fabio Ditto verso l’azienda che rappresento e alle asserzioni contenute all’interno del pezzo.
Innanzi tutto, è necessario specificare che Birra Napoli, nel corso della settima edizione del Premio San Gennaro Day, non ha ricevuto alcun premio, bensì è stata l’azienda che produce Birra Napoli, ossia Birra Peroni, ad aver conferito un riconoscimento Speciale al regista Saverio Costanzo, per il forte senso di appartenenza che lo lega al Capoluogo Partenopeo.
In secondo luogo, l’affermazione virgolettata e quindi attribuita a Ditto, relativa al presunto sfruttamento improprio del nome della città per il solo fatto che la birra viene prodotta a Roma risulta non solo superficiale ma persino incauta. Infatti, l’obbligo di legge di indicare il luogo e lo stabilimento di produzione è perfettamente assolto da Birra Peroni, ogni altra considerazione in merito è del tutto personale e priva di ogni riscontro fattuale.
È necessario inoltre chiarire l’evidente fraintendimento che le imprecisioni contenute nell’articolo possono causare anche nel lettore più attento: nel testo si parla impropriamente di orzo e malto, ingenerando una confusione notevole.
Possiamo serenamente assicurare, senza indugi, la tracciabilità del processo, dall’ingresso di tutte le materie prime utilizzate per Birra Napoli, confermando che il grano duro e l’orzo sono al 100% di origine campana, come comunicato in sede di promozione del prodotto.
L’orzo che usiamo per produrre Birra Napoli è tutto di origine campana e ci viene fornito da AgriCampana con sede a Napoli. La lavorazione dell’orzo campano avviene, invece, presso la Malteria Saplo di Pomezia, e il malto così realizzato viene poi trasferito allo stabilimento di Birra Peroni di Roma, dove Birra Napoli viene prodotta e confezionata.
Sulla base di quanto appena evidenziato e chiarito, emergono pertanto due dati inequivocabili: in primo luogo che Birra Peroni ha comunicato correttamente l’esistenza di due ingredienti – l’orzo e il grano duro – di provenienza campana (dato che smentisce quanto affermato da Ditto), in secondo luogo che non esiste “una sola malteria italiana” sita in Melfi, così come asserito sempre da Ditto.
Inoltre, vorrei ricordare che Birra Napoli è un marchio storico di proprietà di Birra Peroni dal 1929 (anno in cui nostra azienda acquistò le Birrerie Meridionali) e rilanciato poi nel 2018.
Infine, è bene chiarire che non esiste attualmente alcuna “vertenza” che interessi il brand Birra Peroni.
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