Napolitano: servono calma e riforme per non far «implodere il sistema».

Vertice improvvisato alla Camera con Gianfranco Fini a margine della commemorazione di Pietro Nenni. Il capo dello Stato prepara un intervento per il 24 aprile a Milano sulla Costituzione e sulle competenze e del Quirinale. E il giorno dopo vedrà il Cavaliere

Sereno, rilassato, persino sorridente. Sul volto del capo dello Stato non si legge nessun segno apparente di tensione. E nelle sue parole, le pochissime che pronuncia, non c'è nessun accenno allo scontro istituzionale che lo avrebbe visto contrapposto in queste ore al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Niente drammi dunque, solo un filo di preoccupazione perchè «troppi strattoni» rischiano di «far implodere» il sistema, quando invece bisognerebbe mantenere accesa la fiammella del dialogo, necessaria per fare «le riforme indispensabili». Così, tranquillo e disteso, appare in mattinata Giorgio Napolitano alla commemorazione alla Camera di Pietro Nenni.
Prima di entrare nella Sala della Lupa per partecipare all'incontro, il presidente resta diversi minuti nel salottino di Gianfranco Fini. Accanto a lui, seduto sullo stesso divanetto, Oscar Lugi Scalfaro. Sorrisi e cordialità, ma nessun riferimento al Cavaliere. Soltanto l'ex collega Scalfaro si concede una battuta sulle ultime frizioni: «Certo, quanto è duro il ruolo del garante». Poi tutti al convegno.
Com'è prassi, il capo dello Stato abbandona i lavori dopo circa un'ora, a commemorazione ancora in corso, e viene accompagnato fino alla macchina in Piazza Montecitorio dal presidente della Camera. Napolitano parlotta con Fini per altri cinque minuti, commentando gli interventi. Gli è piaciuta, pare, soprattutto l'insistenza di Fini sulla necessità di un clima coeso «per varare riforme ritenute indilazionabili».
Napolitano, preoccupato per le tensioni politiche, non vuole essere tirato per la giacca sui contenuti delle riforme, cosa che non gli compete. Ma il clima del Paese, questo sì è compito suo: ascoltare, smussare asperità, ammonire. Ai suoi interlocutori ripete che il suo ruolo consiste nel restare fuori dalla mischia, ma garantendo la stabilità della nazione. Un tema sul quale insiste spesso in questo periodo, anche perché, come ha detto più volte, teme «una implosione del sistema, scosso da troppi strattoni sia interni sia esterni».
Per tutti questi motivi il settennato ha fatto registrare una piccola svolta esternativa. Certo, non siamo di fronte al bis delle famose picconate di Francesco Cossiga, anche perchè lo scopo questa volta sembra l'opposto. Comunque sia adesso quando ha qualcosa la dire, la dice. Napolitano è stato eletto il 15 maggio del 2006, appena eletto il nuovo Parlamento, quello che espresse poi il governo Prodi. Scadrà quindi nel maggio 2013, quando dovrebbe avviarsi anche la nuova legislatura. E visto che non sono previsti altri traumi elettorali, vorrebbe che i tre anni fossero sfruttati per le riforme. Da qui il recente botta e risposta con il Cavaliere sui poteri e le competenze del Quirinale. «In questo il presidente fa da solo riferisce una fonte del Colle alla Reuters - , non ascolta nemmeno i suoi consiglieri, ma decide in autonomia quando e come intervenire. Così come da solo aveva fatto venerdì scorso a Verona quando era intervenuto a braccio sulle riforme istituzionali chiedendo alle forze politiche di uscire al più presto da anticipazioni e approssimazioni, con un discorso né programmato, né previsto».
Probabilmente Napolitano tornerà sull'argomento sabato 24 aprile quando a Milano celebrerà alla Scala il 65° anniversario della Liberazione.

Il giorno seguente, il 25 aprile sarà invece celebrato al Quirinale, dove sarà invitato anche Berlusconi per un faccia a faccia che potrebbe essere decisivo per capire quale piega prenderà il dibattito sulle riforme e l'equilibrio fra i vari poteri dello Stato.

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