"Ci servono 100mila euro". Sea Watch batte cassa per riprendere il largo

La nave Geo Barents è tornata nel Mediterraneo centrale mentre Sea Watch batte casse e chiede 100mila euro per sistemare la nave, ora in cantiere

"Ci servono 100mila euro". Sea Watch batte cassa per riprendere il largo

La stretta attuata dal governo, che intende regolamentare l'operato delle Ong, va sempre più stretto alle Organizzazioni non governative, che dopo anni di egemonia iniziano a capire che esistono delle regole e che queste, adesso, l'Italia pretende che vengano rispettate. I piagnistei delle ultime settimane dimostrano l'insofferenza degli equipaggi, che muovono la pretesa di agire in autonomia e non sottostando alle leggi e rispettando indicazioni delle autorità marittime italiane. Questo è quanto è accaduto nell'ultimo weekend con la nave Louise Michel, fermata per 20 giorni al porto di Lampedusa, al fianco della quale di schierano le altre Ong. Intanto la Geo Barents ha annunciato di aver ripreso il mare in direzione del Mediterraneo centrale mentre la Sea Watch chiede 100mila euro in donazioni per effettuare i lavori di cantieristica, perché evidentemente non bastano quelli elargiti dal parlamento tedesco.

Sabato sera la nave di Sos Mediterranee ha sbarcato a Bari 190 migranti e in queste ore è già sulla via del Mediterraneo centrale, pronta a posizionarsi davanti alla costa libica in attesa dei barchini che nelle prossime ore partiranno in direzione dell'Italia. "La squadra di Msf a bordo di Geo Barents sta tornando nel Mediterraneo centrale, pronta a riprendere le operazioni di salvataggio in mare", si legge nel messaggio lasciato dalla Ong su Twitter nelle scorse ore. La loro presenza a distanza così ravvicinata con la Libia è un fattore di attrazione importante per chi organizza e per chi prende il mare perché fornisce un elemento di percezione di sicurezza importante, visto anche quello che viene raccontato dai trafficanti, che rassicurano su ipotetici contatti con le navi. Ma mentre la Geo Barents sta tornando in mare, la Sea Watch non sembra poter fare lo stesso, per lo meno non a breve, visto che ha bisogno di altri 100mila euro.

"La nostra nave di soccorso deve recarsi in cantiere questa primavera perché sono in corso le ispezioni regolari nel bacino di carenaggio e con esse molti lavori di manutenzione che sono logisticamente possibili solo nel bacino di carenaggio. Il costo totale per questo lavoro ammonta a 300.000 euro", ha scritto la Ong sul suo profilo Twitter, spiegando che "per poter svolgere integralmente i necessari lavori di cantiere servono ancora 100.000 euro". Quindi, con il solito link per ricevere i bonifici, ancora una volta la Ong col cappello in mano chiede di finanziare i lavori sulla Sea Watch 4 mentre il suo portavoce in Italia punta il dito contro la Guardia costiera per il blocco alla Louise Michel.

"Riteniamo che una simile comunicazione non sia abituale e che, al contrario, possa essere associata alla nuova direzione politica della Guardia costiera, affidata a un ministro che ha come sua unica verità la feroce propaganda politica, soprattutto sul tema migratorio", ha dichiarato Giorgia Lunardi all'Adnkronos.

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