C'erano andati molto vicino, gli inquirenti siciliani, a individuare la rete di protezione del superltitante Matteo Messina Denaro. L'arresto insieme al boss dell'uomo che lo proteggeva e gli faceva da autista conferma che garantire la latitanza del boss erano gli uomini storici della consorteria mafiosa del Trapanese, quella dove Messina Denaro aveva compiuto tutta la sua carriera criminale.
L'arrestato è infatti Giovanni Luppino, di Campobello di Mazara, nel cuore del Trapanese. E i Luppino sono considerati da sempre il braccio operativo del boss latitante. Otto anni fa, nel 2014, un maxisequestro colpì le attvità economiche dei Luppino nel ramo della energia eolica, il settore considerato da sempre cruciale nelle attività imprenditoriali di Messina Denaro, quello che gli forniva flussi costanti di denaro necessari per la sua latitanza.
Insieme a imprese edilizie e aziende produttrici di olio, l'eolico - con i suoi ricchi finanziamenti italiani e europei - è da anni un business per la mafia 2.0. Il sequestro del 2014 colpì un cugino del superboss, Mario Messina Denaro, e il capocosca di Mazara, Francesco Luppino: è uno stretto familiare di Giovanni, l'uomo che questa mattina aveva accompagnato nella clinica il boss. E la cui individuazione potrebbe essere stata decisiva per arrivare al bliz.
Gli stessi uomini che curavano gli affari imprenditoriali di Messina Denaro si occupavano dunque della sua "security": una violazione delle regole di comportamento del latitante, forse resa inevitabile dalla progressiva riduzione della rete di appoggio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.