
Eni interviene con fermezza sulle recenti notizie relative alle indagini della Procura di Prato sull’incidente avvenuto presso il deposito di carburanti di Calenzano. L’azienda, nel pieno rispetto del lavoro degli inquirenti, ribadisce di non aver mai ostacolato in alcun modo l’attività investigativa, respingendo ogni ipotesi di manomissione documentale o interferenza sulle indagini.
"Eni ribadisce di non avere svolto alcuna attività di ostacolo alle indagini della Procura", si legge nella nota ufficiale diffusa dall’azienda, che chiarisce inoltre come i documenti tecnici contestati non siano stati modificati a posteriori per influenzare l’inchiesta, bensì rappresentino il risultato di un’analisi commissionata dopo l’incidente per ricostruire il funzionamento impiantistico.
L’azienda sottolinea che la documentazione, redatta da DG Impianti per conto di Eni, è stata esplicitamente datata 27 gennaio 2025 e inserita in una cartella condivisa il 31 gennaio 2025, accessibile solo a Eni e DG Impianti, ma non alla ditta manutentrice Sergen, anch’essa coinvolta nell’inchiesta. Inoltre, i dati forniti per questo lavoro sono gli stessi già acquisiti dagli inquirenti.
Quanto alla presunta chiusura delle attività di rifornimento tra le 9:00 e le 15:00, ipotizzata dalla Procura, Eni chiarisce che ciò non avrebbe comportato alcuna perdita economica, bensì solo una diversa organizzazione delle operazioni di carico. Un dato che smentisce ogni ipotesi di una pressione indebita sulle procedure operative a discapito della sicurezza.
Una Procura all'attacco: il "brivido" di portare Eni in giudizio
Non sorprende che una tragedia come quella di Calenzano abbia attirato l’attenzione della magistratura, ma appare sempre più evidente che l’inchiesta sia condotta con uno zelo che va ben oltre la ricerca della verità. La Procura di Prato sembra aver individuato in Eni il colpevole perfetto, con l’opportunità irripetibile di mettere alla sbarra un colosso industriale. Un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire, anche a costo di piegare la narrazione dei fatti alle proprie necessità accusatorie.
L’incidente, avvenuto il 9 dicembre 2024, ha avuto conseguenze tragiche, con la morte di cinque persone e il ferimento di ventisette. Ma trasformare un’indagine tecnica in un processo mediatico e giudiziario contro un’azienda che ha sempre collaborato e operato nel rispetto delle normative rischia di diventare l’ennesimo caso di accanimento giudiziario ai danni dell’industria italiana.
Dalle ipotesi di disastro colposo fino alle accuse di omicidio colposo plurimo, il quadro tracciato dagli inquirenti sembra più orientato a costruire una narrativa sensazionalistica che a valutare oggettivamente le responsabilità. La realtà dei fatti racconta invece di un’azienda che ha prontamente messo a disposizione tutta la documentazione richiesta e che continua a collaborare per fare piena luce sull’accaduto.
Mentre la magistratura rincorre il
suo "processo esemplare", Eni resta in prima linea nel garantire trasparenza, sicurezza e responsabilità. Ma la domanda resta: quanto conta la verità, quando l’obiettivo sembra essere solo quello di abbattere un gigante?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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