Il nome di Ilaria Salis in queste ore è sulle pagine di tutti i quotidiani. L'immagine di lei che entra in tribunale a Budapest ammanettata mani e piedi ha fatto il giro del mondo ma in pochi sanno chi è l'italiana che da quasi un anno è reclusa in un carcere ungherese con l'accusa di aver partecipato agli assalti antifascisti nel 2023 nella Capitale ungherese. Salis aveva 18 anni quando, nel 2003, fondò il centro sociale Boccaccio di Monza, un presidio dell'illegalità nel cuore della città borghese per eccellenza della Brianza.
Quando è stata arrestata aveva in tasca un manganello retrattile ed è stata per anni una delle menti delle azioni e delle operazioni del centro sociale brianzolo. Il Boccaccio è piuttosto noto negli ambienti anarchici e dell'estrema sinistra, laddove crescono e si sviluppano le ideologie rivoluzionarie anticapitaliste e antimilitariste. Lo scorso dicembre, il centro sociale ha festeggiato il ventennale con la sua fondatrice ancora reclusa in un carcere ungherese e i segni di quel corteo sono stati visibili fin da subito. I partecipanti hanno vandalizzato le strade nelle quali sono passati, hanno imbrattato le vetrine di banche e negozi, scandito slogan contro il sindaco e contro il governo Meloni.
"Ruba tutto", "Ruba ai ricchi", sono solo alcune scritte che sono apparse sui muri al passaggio del corteo, che per una coincidenza di date si è svolto a pochi giorni dallo sgomento attuato nella nuova sede. Sono stati due gli sgomberi subiti dal centro sociale brianzolo nell'ultimo anno, compreso quello dalla sede storica di via Boccaccio. Il tutto tra le proteste dei residenti che non ne possono più di dover obbligatoriamente convivere con questi personaggi. "Voi ci sgomberate e noi siamo ancora qua. Occupiamo quando vogliamo. Noi rimaniamo qua, è nostra questa città. La Foa Boccaccio non ha paura", è uno degli slogan scanditi durante l'ultima manifestazione.
E non è certo passata inosservata la manifestazione dei primi giorni di ottobre, subito dopo lo scoppio dell'ennesima guerra tra Israele e Palestina, della posizione assunta dal centro sociale fondato da Ilaria Salis: "Intifada fino alla vittoria! Con il popolo palestinese contro l’oppressione di Israele".
Che dire, poi, degli avvertimenti, quasi minacce piovute sul CAI, che sfrattò nel 2019 il centro sociale dall'ex stadio Mauro? "Dovrete blindare le vostre presentazioni pubbliche, le vostre inaugurazioni e tutte le occasioni in cui cercherete di creare consenso intorno a questo progetto, perché noi saremo lì", dissero all'epoca dal Boccaccio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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