
Sono passati 41 anni dalla morte di Renata Fonte, la paladina della legalità ammazzata il 31 marzo 1984 a Nardò, dove era assessore comunale per il Pri di Giovanni Spadolini. Una vita, la sua, spesa a salvare il territorio pugliese da una speculazione edilizia a pochi metri da dove doveva sorgere il Parco naturale attrezzato di Porto Selvaggio.
Per quel barbaro omicidio hanno pagato l’allora consigliere comunale di Nardò Antonio Spagnolo (considerato il mandante) e il killer Giuseppe Durante, sebbene i contorni della vicenda rimangano ancora nebbiosi. La Fonte nel 2002 è stata riconosciuta vittima della criminalità mafiosa, «un’eroina che vive ancora nella bellezza di Porto selvaggio e di tutto il territorio salentino che grazie al suo sacrificio è rimasto ancora intatto», grazie ai parchi istituiti dopo la sua morte a protezione della costa pugliese, dice al Giornale chi l’ha conosciuta bene il fiscalista milanese Silvio Ceci appassionato studioso mazziniano di origini salentine doc e presidente dell’associazione di Milano “ Mazzini per Sempre “.
Renata Fonte aveva 32 anni, aveva già due figli eppure nel partito dell’Edera era già considerata una leader. I repubblicani salentini e neretini in particolare erano un piccolo gruppo sparuto di mazziniani convinti cui era un riferimento. C’è un episodio che racconta non solo quanto stava facendo per il territorio ma come le sue gesta sarebbero state raccontate allo stesso Spadolini, che probabilmente immaginava per lei un futuro da parlamentare nazionale. Qualche settimana prima che morisse a Brindisi di buon mattino arrivò in aereo il professor Rosario Romeo, gigante cattedratico e profondo studioso del Risorgimento, in campagna elettorale per le Europee del 1984. Dopo un estenuante tour nel collegio elettorale tra Mesagne, Latiano, Torre Santa Susanna, Erchie Manduria e Avetrana, organizzato da militanti, amici volontari e simpatizzanti Pri, la Fonte chiese agli organizzatori e al segretario provinciale Pri di Brindisi di portare il professor Romeo a Porto Selvaggio. «Ti aspetto all’entrata, voglio far vedere la bellezza di questo posto al professore, dopo a seguire andremo in paese a Nardò». La Fonte accolse Romeo assieme a un gruppo di quattro ragazze con un mazzo di margherite di campo raccolto in loco, «era felicissima ed emozionata, festosa, contenta», ricorda al Giornale chi c’era in quell’incontro. Abbracciò Romeo e lo inondò di informazioni, idee, programmi e sogni. A chi lo avrebbe riaccompagnato in aeroporto Romeo assicurò che avrebbe raccontato a Spadolini il miracolo di questa donna, di come aveva protetto il suo territorio e aggiunse che Renata avrebbe avuto un grande futuro come enorme risorsa civile presente nel Salento, non immaginando che dopo due settimane sarebbe stata assassinata. «Sottolineò il suo stupore di come una “bambina” di 32 anni avesse potuto fare da sola», ricorda chi era in auto con lui sulla strada dell’aeroporto.
Alla notizia della morte Spadolini si mostrò particolarmente dispiaciuto: «Renata Fonte aveva il coraggio e la purezza di una bambina, la nostra miracolosa bambina, sono sgomento», dice al Giornale Silvio Ceci che ha raccolto quella telefonata. Sulla matrice «politica» dell’omicidio, a distanza di più di 40 anni, è difficile ragionare, sebbene oggi sappiamo che dentro la Dc c’era un conflitto tra la corrente di Giulio Andreotti rappresentata dal Presidente della Regione Puglia Nicola Quarta e quella di Salvatore Fitto, padre del commissario Ue Raffaele che sospettava metodi poco ortodossi sulla malagestio degli enormi finanziamenti regionali per la zona. Spagnolo infatti era un esponente del Pri ma era legatissimo alla Dc di Quarta, chi faceva politica a Nardò e dintorni in quel tempo ricorda che spesso i democristiani venivano infiltrati sotto mentite spoglie in partiti più piccoli per fare esperienza, portare qualche voto e soprattutto riferire ai propri capi bastone e influenzare così la spartizione di potere. Che le mosse della Fonte (e i suoi voti) dessero fastidio ai maggiorenti democristiani dell’epoca è noto, lo stesso Fitto senior avrebbe detto ai repubblicani confidandosi con il Sen Gorgoni di essere attenti e prudenti è un periodo durissimo con molti timori ed preoccupazioni, l’omicidio della donna orchestrato da Spagnolo arrivò dopo una serie di tentativi (a vuoto) di contrastarne lecitamente la sua azione. Molto probabilmente Spagnolo fraintese o interpretò male le indicazioni dei suoi referenti, dovuta ad sua personale incapacità di leggere ed valutare gli eventi ma soprattutto la dialettica politica amministrativa.
La figlia di Renata Fonte, Viviana Matrangola, oggi è assessore regionale alla Legalità nella giunta di Michele Emiliano, forte del suo impegno con Libera, dopo un rimpasto imposto al governatore dai partiti per ridare smalto alla coalizione dopo la bufera giudiziaria che ha portato all’addio della componente M5s foggiana guidata da Rosa Barone, alla rottura con l’ex azzurro Rocco Palese e alla cacciata dell’assessore ai Trasporti Anita Maurodinoia, indagata per corruzione elettorale, mentre il Comune di Bari ha rischiato lo scioglimento per le infiltrazioni mafiose nella municipalizzata dei Trasporti barese, considerata dai pm un «ufficio di collocamento dei boss».
«Renata non si sarebbe mai compromessa con o fatta strumentalizzare dal palazzo con il suo relativo mondo di mezzo, aveva sempre affermato il consenso si conquista dal basso con l’azione e la denuncia. Se te lo regalano è perché ti vogliono solo sottomettere e compromettere», è il pensiero di noi ex repubblicani, orfani Renata Fonte, del suo coraggio e della sua eredità ormai perduta. D’altronde, qualche tempo fa a Gemini, frazione di Ugento, in Salento, il motore di un condizionatore d’aria è stato montato sul murale dipinto nel muro esterno del mercato coperto di via Ricchiuto, inaugurato il 4 novembre 2022 e dedicato alla Fonte. L’impianto è stato posizionato su un occhio dell’ex assessore.
Un malinteso, una leggerezza. Il condizionatore è stato rimosso con tante scuse, ma la ferita inferta racconta, meglio di altri episodi, cosa resti della memoria di un’eroina che non si è piegata al potere per difendere il suo territorio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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