«Ci mangiamo gli ebrei!». A Milano risuonano ancora quelle oscene grida di stampo jihadista e antisemita, ma la sinistra non protesta, non si indigna come dovrebbe. Emette silenzi o ambiguità. Gli ebrei vengono minacciati nelle piazze italiane e sembra che la cosa sia normale o che riguardi solo le comunità ebraiche, che - preoccupate - invitano a fare qualcosa.
Ma Pd e sindaco paiono minimizzare o fare finta di niente. «Mi auguro che chi ha assunto comportamenti sbagliati sia più che attenzionato» dice Beppe Sala. E non si rintracciano dichiarazioni roboanti dei vertici regionali o territoriali. Davide Romano, direttore del Museo della Brigata ebraica, incalza: «Se ci sono 5 persone che fanno il saluto romano, giustamente sono condanne unanimi. E se ci sono 50 persone che urlano "morte agli ebrei"? Eppure negli ultimi 70 anni ha ucciso molti più ebrei l'antisemitismo arabo che quello nazifascista».
«Apri le frontiere e ci mangiamo ci mangiamo gli ebrei» questo (lo documenta il video del Giornale) ha ripetutamente urlato lo spezzone più esagitato del corteo contro Israele, quello da cui si alzava il grido «Allah akbar!». A pochi metri le bandiere della sinistra-sinistra. Collettivi, Cobas, Prc. E non solo. D'altra parte per i sondaggi l'elettorato di Sinistra-Verdi sta più con Hamas che con Israele. In piazza c'era anche un consigliere regionale di Avs, l'ex segretario Cgil Onorio Rosati. «Ho sempre sostenuto la causa palestinese da uomo di sinistra» ci ha detto. «Non credo che gli organizzatori della manifestazione, alla quale ho partecipato, si possano riconoscere in questi slogan», aggiunge. «Non condivido questi slogan, che impegnano credo solo coloro che gli hanno formulati». Eppur non regge la versione di una manifestazione «pro Palestina» da cui spuntano improvvisi rigurgiti di odio.
Il corteo è stato aperto dal «solito» Mohammed Hannoun, vicino alla «resistenza» palestinese, già ritratto in foto con l'ex presidente della Camera Laura Boldrini e con la 5 Stelle Stefania Ascari. Ed è stata tutta una manifestazione d'odio per lo Stato ebraico, dipinto come un'entità maligna dedita all'uccisione di bambini e civili. «Fascista», «terrorista», «criminale». Accanto ad Hannoun, Sulaiman Hijazi, che il giorno dei massacri scriveva «sia lodato Dio», e negli anni passati parlava di Hamas come del «nostro movimento della resistenza». Non convince la rassicurazione di Sala per cui «le nostre comunità hanno atteggiamenti corretti, e quindi sono altri quelli che vanno controllati e vigilati». Nel 2017 si erano visti cortei simili e grida antisemite simili. E militanti islamici e bandiere rosse. Anche in quel caso Sala fu esitante. Gli organizzatori erano gli stessi, e le bandiere avevano stesso colore e stessi falci e martello.
Hijazi oggi è vicino ai vertici di quella che sarà la prima moschea ufficiale di Milano, via Padova-via Esterle. E l'imam dell'altro centro ufficiale del Milanese, Ali Abu Shwaima di Segrate, certo non prende le distanze da Hamas, anzi. Da questi segnali nasce l'idea (proprio di Romano) di interpellare gli imam chiedendo conto loro di quanto stanno facendo e dicendo per fermare l'odio.
Daniele Nahum, consigliere Pd ed ex vicepresidente della Comunità, l'ha rilanciata in Comune ma a Palazzo Marino si parlava già ieri della surreale scena di una sinistra divisa al suo interno su una mozione che si voleva unanime, ma a cui qualcuno ha voluto aggiungere troppi «se» e troppi «ma».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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