Lo sciopero del 27 febbraio prossimo "è un punto di partenza, non di arrivo". In attesa di incrociare le braccia contro il governo, le toghe ostili alla riforma della giustizia pensano già alle mobilitazioni future, sempre con il medesimo obiettivo: quello di fare pressing. A pochi giorni dall'elezione del nuovo direttivo centrale dell'Anm, i giudici iscritti all'associazione (circa il 96% del totale) stanno infatti tracciando le loro strategie future e tra le voci più attive in tal senso c'è quella di Magistratura democratica, che ha conquistato sei seggi nel comitato.
In una nota pubblicata online, la compagine ritenuta più vicina alla sinistra ha difatti auspicato che l'attivismo delle toghe si faccia corale. "Lo sciopero proclamato per il 27 febbraio prossimo deve essere organizzato e sostenuto, ed è necessario che tutta l'associazione, non solo il presidente e la giunta esecutiva che saranno nominati nella prima seduta, si impegnino a fondo e senza risparmiare energie per la riuscita della protesta", si legge nel comunicato. E ancora: "Lo sciopero, proprio perché scelta obbligata per segnalare l’emergenza, è un punto di partenza, non di arrivo, della battaglia per la difesa dei principi fondamentali posti dalla Costituzione a difesa dei diritti di ciascun cittadino".
Ancora una volta stupisce l'approccio con cui certa magistratura interpreta il proprio ruolo, con particolare riferimento a quanto avviene dentro le aule della politica, contesto che non rientra nel perimetro di specifica competenza del potere giudiziario. I toni utilizzati da Magistratura democratica del resto sono quelli di chi cerca la mobilitazione e si organizza in tal senso. "È fondamentale la riuscita dello sciopero, che potrà dare maggiore forza e vigore alle iniziative successive, che non possono mancare", si legge infatti nella nota pubblicata online. Nel medesimo comunicato, Md suggerisce all'Anm alcuni "punti imprescindili", pensati "sulla scia delle esperienze maturate nelle precedenti mobilitazioni, non soltanto della magistratura italiana, ma anche tenendo conto delle esperienze virtuose di magistrati europei che si sono trovati a fronteggiare riforme che minacciavano l’indipendenza e imparzialità della magistratura rispetto agli altri poteri".
Tra le proposte avanzate, quella di istituire un comitato di sostegno alle iniziative referendarie, ma anche la richiesta di coivolgere "attori esterni alla giurisdizione, che già si sono dimostrati disponibili alla collaborazione con l'Anm". Quindi, via libera a iniziative dirette alla società civile, al mondo della scuola e dell’università, alle associazioni. Fondamentale - scrive Md - sarà anche l'intelocuzione con le associazioni di magistrati europei e con le organizzazioni sindacali della giustizia.
L'idea di fondo che sembra emergere è proprio quella di una magistratura che non si limita ad amministrare la giustizia in nome del popolo, come previsto dalla Costituzione, ma che fa anche sentire la propria voce su questioni attinenti al dibattito pubblico e poi, in sede decisionale, al potere legislativo. Con il rischio costante di pericolose invasioni di campo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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