Un altro mafioso irriducibile è tornato a Palermo per trascorrere le vacanze. Dopo il permesso premio a Raffaele Galatolo, che è tornato nella sua Acquasanta per passare le vacanze di Natale e di Capodanno a Palermo, nel quartiere dove un tempo seminava il terror, adesso è toccato a Salvatore Rotolo, 68 anni, il killer del professore Paolo Giaccone, il coraggioso direttore della cattedra di Medicina legale che non si piegò alle pressioni di Cosa nostra e per questo fu ucciso fra i viali del Policlinico, la mattina dell’11 agosto 1982. Giaccone lavorava come medico legale. Ad attenderlo tra i viali alberati, quel giorno, c’erano tre uomini, di cui uno a bordo di una 126, che faceva il ‘palo’. Gli altri due lo assassinarono con numerosi colpi di pistola. Poi si dileguarono su di una moto. Rotolo sta scontando una condanna all’ergastolo inflitta al maxiprocesso per alcuni omicidi di mafia. Lo scrive Repubblica Palermo che riporta la notizia di queste scarcerazioni eccellenti.
Il giudice di sorveglianza di Livorno ricorda nel suo provvedimento che dal 2019 anche i mafiosi irriducibili possono essere ammessi ai benefici penitenziari, come stabilito dalla Corte costituzionale, purché vengano escluse "l'attualità della partecipazione all'associazione criminale" e "il pericolo del ripristino di collegamenti con la criminalità organizzata".
"Sentire che il killer di mio padre ha avuto un permesso premio mi inquieta, mi amareggia - dice Milly Giaccone, la figlia del medico legale ucciso -, anche se è una notizia che non mi sorprende. Purtroppo la figura di mio padre non è molto ricordata. Resta una figura scomoda per la sua intransigenza nel mondo delle professioni e forse c'è ancora un pezzo di verità sul delitto che non conosciamo". Perché Giaccone fu ucciso? Il professore, tra i più validi esperti di medicina legale, aveva ricevuto l'incarico di esaminare l’impronta digitale di alcuni sicari che, nel dicembre del 1981, si erano resi responsabili di una sparatoria a Bagheria, alle porte di Palermo. In quell'occasione erano rimaste uccise quattro persone. Quell’impronta, appartenente a Giuseppe Marchese, nipote del boss di Corso dei Mille Filippo Marchese, rappresentava l’unica prova per incastrare gli autori del delitto.
Da quel momento Giaccone
iniziò a ricevere pressioni e minacce per coprire la verità, ma il medico si oppose sempre ai continui inviti e la perizia consentì di condannare il killer al carcere a vita. Una coraggiosa presa di posizione che pagò caro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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