I punti chiave
La rapida diffusione del virus Mpox, meglio noto come "Vaiolo delle scimmie", ha portato l'Organizzazione mondiale della sanità a dichiarare lo stato di emergenza inernazionale. A far scattare l'allarme sarebbe stato il rapido progredire del patogeno nella parte orientale della Repubblica democratica del Congo, con casi segnalati anche nei paesi limitrofi. Il direttore dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ha pertanto invocato una pronta risposta di livello mondiale per bloccare i focolai e impedire la diffusione della malattia.
Il virus Mpox
Il Monkeypox virus è un patogeno zoonotico facente parte della famiglia dei Poxviridae. Fra i virus del suo genere, è uno dei pochi che, pur colpendo gli animali, è in grado di infettare anche l'uomo, come il Variola virus (VARV), il Cowpox virus (CPX) e il Vaccinia virus (VACV). Venne scoperto nel 1958, quando furono individuate le prime sciemmie infette. Poi, nel 1970, arrivò la notizia del primo caso umano. Al momento si è sempre parlato di piccole epidemie di poco conto. Dagli anni '70 al 1986 si sono registrati 400 casi di virus trasmesso agli esseri umani.
Poi, nel 2003, c'è stato un focolaio negli Stati Uniti d'America, mentre nel 2022 è arrivata una segnalazione dal Regno Unito. Si trattava di un cittadino inglese tornato a casa dopo un viaggio in Nigeria.
Come si trasmette
A quanto pare la più rapida modalità di trasmissione è il contatto con l'animale infetto, o con fluidi corporei infetti. Il Monkeypox virus si trasmette dunque da animale a uomo, e da uomo a uomo. Se con gli animali si deve prestare attenzione ai morsi, o al contatto con i fluidi, con l'uomo un mezzo di contagio possono essere anche le goccioline respiratorie emesse quando si parla, si starnutisce o si respira (droplets). Il virus è in grado di passare dalla madre al feto sia prima che dopo il parto.
In genere il periodo di incubazione dura dai 6 ai 14 giorni, ma si può arrivare anche a 21.
Quali sono i sintomi
I primi sintomi dell'infezione sono il gonfiore dei linfonodi, generalmente accompagnato da dolori muscolari, affaticamento e febbre. Possono comparire anche mal di testa e mal di schiena. Col progredire della malattia, si arriva poi alla comparsa di un'eruzione cutanea che consiste in pustole localizzate inizialmente sul volto e poi su corpo. La diagnosi avviene tramite test di laboratorio.
Come si cura
Una volta contratto il vaiolo delle sciemmie e ottenuta una diagnosi, la prima cosa da fare è isolarsi, così da non favorire il contagio. Andrebbero usati oggetti propri che non siano condivisi con altri. Sarebbe anche utile non frequentare le stanze usate dal resto della famiglia. Da evitare contatti anche con gli animali domestici. I medici raccomandano l'uso della mascherina e il lavaggio accurato e frequente delle mani.
In generale, i sintomi regrediscono da soli in poco tempo, si va dalle due alle quattro settimane. Non c'è bisogno di alcuno specifico trattamento, a parte i classici antipiretici contro la febbre.
Bisogna, però, prestare attenzione a eventuali complicazioni, che possono rivelarsi fatali, ecco perché il paziente deve essere monitorato. Partocolare attenzione va dedicata ai neonati e ai bambini, agli anziani e a coloro che hanno problemi al sistema immunitario.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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