Nel "1993" di Accorsi il bello deve arrivare

Nel "1993" di Accorsi il bello deve arrivare

L'elemento più spettacolare di 1993 sta nell'uso diegetico ovvero fortemente drammaturgico a sottolineare la tensione di particolari sequenze - della musica. Sì, perché in quell'anno e dintorni uscirono gruppi e solisti pazzeschi come Nirvana e Smashing Pumpkins. Un anno di svolta e di forbice, così importante da ispirare persino una mostra al New Museum di New York, intitolata come un album dei Sonic Youth e curata da Massimiliano Gioni. E pure della nostra Biennale di Venezia si ricorda un'edizione memorabile. Tornando alla musica (i brani originali sono di Boosta dei Subsonica), un impatto sonoro adrenalinico che ricorda quello di Martin Scorsese in Casinò.

Certo, l'Italia del '93 non è l'America, con la nuova presidenza Clinton, ma un Paese costretto ad affrontare uno dei momenti più difficili del dopoguerra: il crollo della Prima Repubblica, la corruzione, l'emergenza istituzionale, le bombe e le stragi di mafia. Ma, come spesso accade, si tratta di periodi particolarmente stimolanti da studiare in retrospettiva, fino ad accorgersi che le contraddizioni e i punti oscuri emergono ben più delle presunte verità.

1993 è la seconda tranche del progetto ideato da Stefano Accorsi e diretto da Giuseppe Gagliardi di una trilogia per Sky Atlantic. Sono otto episodi che cominciano con la scintilla di Mani Pulite e si concluderanno, il prossimo anno, con la vittoria di Silvio Berlusconi alle elezioni politiche del '94. Un evento televisivo molto atteso e annunciato da una massiccia campagna pubblicitaria che ricorda l'immagine de Gli intoccabili di Brian De Palma, tanto per restare nel citazionismo.

Accorsi naviga nella vicenda come uno strano fantasma a far da cerniera tra personaggi di finzione e realmente esistenti. Un azzardo difficile, poiché se Miriam Leone nella parte dell'aspirante soubrette Veronica Castello, Guido Caprino (ovvero Pietro Bosco) nel ruolo di un politico senza scrupoli e molti vizi vicino alla Lega, Laura Chiatti la moglie di Accorsi aka Leonardo Notte, sono funzionali allo sviluppo narrativo, politici e imprenditori soffrono di interpretazioni eccessivamente macchiettistiche e stereotipate, senza il talento che fu di Toni Servillo nel ruolo di Andreotti con Sorrentino. Al Cavaliere viene appiccicato un accento esagerato ed è persino invecchiato proprio nel suo momento di massima forma; a Di Pietro con parecchi chili di troppo - viene tolto quell'ambiguo carisma che lo spinse a far carriera.

Craxi invece lo vediamo solo di spalle, come un'ombra che si allontana per sempre dalla scena politica.

Dialoghi non eccezionali, buon ritmo, piace soprattutto la visione notturna e livida dell'Italia nel buio, davvero inconsueta per il nostro Paese. Da seguire nelle prossime settimane, visto che parla di noi.

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