Nel Lazio 138 nuovi casi di Aids in un anno

Duccio Pasqua

L’Aids nel Lazio è ancora fuori controllo. Solo nel 2006 sono stati notificati 138 nuovi casi. Non va meglio nel resto d’Italia, visto che ogni due ore una persona si infetta e cresce il numero di persone sieropositive che, non sapendo di esserlo, mettono a rischio la salute del partner. I dati sono stati diffusi in apertura del XX congresso dell’Anlaids, a Roma, presieduto da Ferdinando Aiuti (presidente Anlaids nazionale) e Massimo Ghenzer (presidente Anlaids Lazio). In tutta Italia, nel 2006, le nuove infezioni da Hiv sono state 3500-4000.
La novità più sconcertante del mondo Aids riguarda però i minorenni: sono tanti, infatti, quelli che chiedono di poter fare il test di nascosto dai genitori, spaventati per il fatto di aver avuto rapporti con prostitute, travestiti o partner molto più grandi. «Sono giovanissimi tra i 14 e i 17 anni - spiega la dottoressa Laura Spizzichino, dell’unità operativa Aids Roma E - soprattutto ragazze. Arrivano da tutto il Lazio e sono figli di operai, di impiegati ma anche di professionisti affermati. E non mancano i ragazzi stranieri». Questo è l’identikit dei 120 minorenni che, in meno di due anni, hanno bussato alla porta degli ambulatori della Asl Roma E per chiedere di fare il test dell’Hiv. «Ai genitori non dicono niente - continua la Spizzichino - e chiedono aiuto all’Asl, a volte presentandosi accompagnati dal partner, sempre minorenne».
La proposta della dottoressa Spizzichino è di concedere ai minorenni la possibilità di fare il test dell’Hiv senza informare i genitori. In caso contrario, si corre il rischio che quei ragazzi preferiscano convivere con la paura piuttosto che chiedere il permesso ai genitori o al giudice tutelare. «Una doccia fredda sui troppo facili entusiasmi - dice Ferdinando Aiuti - che davano come sotto controllo le infezioni da Hiv nel nostro Paese. L’abbassamento della guardia e l’insufficiente opera di prevenzione hanno avuto drammatiche conseguenze, perché il numero dei nuovi sieropositivi è sempre alto». La principale fonte di contagio sono infatti i rapporti sessuali. Troppe le persone che, pur avendo avuto rapporti a rischio, non sentono la necessità di fare il test, forse convinti che l’Hiv sia un virus ormai sotto controllo. Scoprono di essere malati solo quando compaiono i primi sintomi di Aids in forma conclamata, cioè dopo sei o sette anni dal contagio. Per la loro noncuranza, mettono a rischio tutte le persone con le quali hanno continuato ad avere rapporti non protetti dopo aver contratto il virus.
Tornando ai dati, queste sono le cifre diffuse recentemente dal Centro Operativo Aids dell’Istituto Superiore di Sanità: tra dicembre 2005 e novembre 2006 i nuovi casi di Aids notificati nel Lazio sono stati 138. Nello stesso arco di tempo dell’anno precedente (da dicembre 2004 a novembre 2005) ne erano stati notificati 175. Il Lazio è al secondo posto in Italia per numero di nuovi casi, alle spalle della sola Lombardia, in cui tra dicembre 2005 e novembre 2006 sono stati registrati 289 nuovi contagi. In tutta la penisola, tra gennaio e novembre di quest’anno, si sono registrati 1216 nuovi casi, mentre le vittime del virus sono state 160.


Una nota lieta c’è e viene annunciata dallo stesso Ferdinando Aiuti: «Nonostante il quadro poco confortante, c’è un elemento positivo. L’Aids, per merito dei farmaci, si sta trasformando in una malattia cronica. Purtroppo, però, sempre più pazienti si rivelano resistenti alle terapie e questo costituisce un grande problema per la ricerca».

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