Nella bottega dove si reinventano gli abiti

Pantaloni che diventano vestiti, cravatte che si trasformano in cinture e calzini che creano colorate e originali magliette: è questo il fantasioso mondo di Labò, il primo laboratorio showroom di Genova interamente dedicato al «vintage remake», l'arte di riciclare abiti e tessuti reinventandoli completamente. Nato dalla passione delle due giovani genovesi Monica Berti e Sara Aurelio, il nuovo atelier, in piazza delle Scuole Pie, ha aperto a dicembre con una festa di musica elettronica made in Liguria, ed è a disposizione di chi ama la moda in edizione limitata tutti i giovedì e venerdì pomeriggio. Il progetto risale al 2004 ed è cresciuto di fiera in fiera, soprattutto grazie al passaparola e all'entusiasmo delle sue ideatrici, fino a diventare uno dei più frizzanti poli di idee del settore. Da capi di buona qualità ingrigiti negli armadi solo dal tempo e dalla solitudine, le stiliste di Labò creano vestiti unici e personalizzati ma ancora legati a una storia, a una vita o magari a un affetto; nessuna delle due, però, si sente una sarta.
«Non abbiamo la formazione della scuola di sartoria - chiarisce Sara - siamo delle autodidatte che hanno iniziato quasi per gioco e che oggi dedicano alla passione per ago e filo buona parte del loro tempo: lavoriamo molto sul manichino, alla francese, e possiamo definirci soprattutto come delle creative». Di inventiva d'altronde le due ragazze, quasi trentenni e con alle spalle percorsi di studio e lavoro estranei alla moda, ne hanno da vendere: tra le loro mani diventano possibili i tagli più astrusi per la gioia di clienti di tutte le età desiderosi di giocare con l'abbigliamento e con la propria immagine. Spiega Monica, che oltre a cucire gestisce più di uno spazio web sul laboratorio (a partire dal neonato sito www.riciclabo.com): «Abbiamo due linee: la prima è tutta nostra, dalla stoffa alla confezione finale, e segue l'andamento delle stagioni; la seconda si chiama Riciclabo ed è quella per chi vuole personalizzare o proprio stravolgere capi che ha già». Sul vecchio cappotto, quindi, si possono fare decine di modifiche secondo l'estro del momento e senza spendere troppo, un po’ come facevano alcune nonne in tempo di guerra.

Che Labò voglia aiutare a sopravvivere alla crisi economica? «Beh, noi siamo convinte che con la creatività si possa rinnovare qualsiasi materiale di qualità, conferendogli una nuova vita - rispondono in coro le due giovani - e poi l'idea che nulla vada sprecato ci piace molto».

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