Nella tratta dei bimbi vale di più la pelle bianca

MilanoLa madre? «Che sia più bianca possibile». E lo stesso vale per il neonato. Pelle chiara, che altrimenti «perdo dieci milioni». Tutto è mercato, anche quello delle adozioni illegali. E in ogni mercato, è la domanda che vince. Cercavano dei bambini, meglio se maschi e bianchi. E allora il prezzo saliva: 18mila euro. Così, garantivano al telefono, «se è maschio te lo do, se è femmina la do a qualcun altro». Perché una femmina valeva di meno: «soltanto» 7mila euro. Erano le scorciatoie per ottenere un figlio. Bastava pagare. Era la tratta di esseri umani organizzata da un gruppo di nomadi bulgari da tempo in Italia, condannati dal tribunale di Milano a pene fino a 9 anni di reclusione. Tra questi, anche due madri: per loro, 3 anni e otto mesi di carcere. Donne reclutate nelle zone più povere della Bulgaria. Spinte dalla miseria ad accettare persino le briciole: 400 euro per vendere un bimbo, 200 per una bambina.
È uno spaccato di cinismo e disperazione, quello che emerge dall’inchiesta condotta dalla polizia a partire dal 2004 e coordinata dal pubblico ministero Brunella Sardoni. Madri portate a partorire in un piccolo ospedale lombardo dove falsificare gli atti di nascita e disposte a liberarsi dei neonati in cambio di una manciata di euro. Intermediari senza scrupoli pronti ad arricchirsi grazie a un business raccapricciante. E acquirenti finali - anch’essi nomadi - che esigevano di scegliere il neonato come fosse stato un vestito o un’automobile. E il sospetto - un sospetto che l’inchiesta non è arrivata a provare - che dietro ai due episodi accertati si nasconda un più vasto mercato delle adozioni in nero. Su tutto, spicca la disumana leggerezza con cui al telefono si contrattava e veniva discusso il valore dei neonati. Intercettazioni contenute nelle motivazioni della sentenza pronunciata dai giudici della nona sezione penale del tribunale di Milano, e depositate nei giorni scorsi.
La prima: «Ci dà i soldi adesso, subito, - spiega un intermediario al suo complice, nel bel mezzo di un affare - vuole maschietto, però anche se è femminuccia la prende (...). Ma comportati da uomo e non farmi un bidone (...). Comunque senti anche se non è maschio nessun problema, lo prende lo stesso, ma meno costoso». Ancora, due settimane più tardi, l’acquirente chiede lumi sulle caratteristiche somatiche di una bambinada acquistare. «È bianca e non ti fa schifo - registrano gli investigatori -.

Adesso ti garantisco che a settembre se è maschio te lo do, se è femmina la do a qualcun altro». Un mese più tardi, uno degli imputati chede che venga procurata la madre «più bianca possibile». L’interlocutore se la ride. «Quando arriva a Trieste, le do una verniciata».

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