Il nepotista Camilleri si dà al cinema

Al Festival di Roma presentato il primo film tratto da un romanzo dello scrittore bestseller: regista è il genero e protagonista la nipote "La storia somiglia un po’ a quella del premier: un uomo che finisce nei guai perché ama troppe le donne..."

Il nepotista Camilleri si dà al cinema

Roma - Alla veneranda età di 85 anni Andrea Camilleri è riuscito ad evitare l’affollata conferenza stampa con il resto del cast di La scomparsa di Patò, primo film tratto da un suo romanzo, che in questo caso è un romanzo storico ambientato nella mitica Vigata del 1890. Ragioni di salute e necessità di riposo, sono le motivazioni. Ma il creatore di Montalbano di energia ne ha da vendere visto che, in qualche modo, dopo la letteratura e la fiction di successo su Raiuno, con una prolificità invidiabile da un quarantenne può permettersi di «esordire al cinema». In più, l’età non gli appanna in alcun modo la malizia quando si tratta di pungere Berlusconi e il malcostume corrente. Il riferimento è alla vicenda di Ruby. La ragazza parente di Mubarak: che cosa ne pensa, gli viene chiesto in un ristretto incontro con alcuni giornalisti, come autore di favole? «Non è molto originale. In passato abbiamo già sentito quella della figlia dell’autista di Craxi», butta lì lo scrittore siciliano. Che prosegue, ironico: «Giornali e telegiornali s’interrogano sul perché i funzionari della Questura di Milano abbiano agito in questo modo e si parla della pressione che hanno subito. I due funzionari della storia di Patò non ricevono una telefonata, ma devono obbedire agli ordini dei loro superiori che a loro volta li ricevono da un sottosegretario di Roma (che li costringe a cambiare il rapporto sulle indagini relative alla scomparsa di Patò, ndr). Io non amo molto la tesi di Tomasi di Lampedusa, ma si finisce per dargli ragione, cambiamo tutto per non cambiare nulla».
Nel film diretto da Rocco Mortelliti («Ci sono voluti dieci anni per realizzarlo, tutti i produttori insistevano perché ne facessi una miniserie»), genero dello stesso Camilleri, Patò (Neri Marcorè) è l'integerrimo direttore della banca locale che sparisce durante la rappresentazione del venerdì santo nella quale interpreta Giuda. Ad indagare sulla «sparizione», che non è ancora «scomparsa», sono chiamati il delegato di pubblica sicurezza (Maurizio Casagrande) avvertito dalla moglie di Patò (Alessandra Mortelliti, figlia del regista) e il maresciallo dei carabinieri (Nino Frassica) che, dopo una fase di antagonismo iniziale cominciano a collaborare fino a giungere ad una verità scomoda. Ma qui scatta la censura dall'alto che trasforma la «sparizione» del direttore di banca e marito fedifrago che vuole rifarsi una vita nella «scomparsa».
Girato in sei settimane con budget ridotto, il film paga un po’ lo scotto al linguaggio televisivo, anche per la presenza nel cast, peraltro arricchito dalle partecipazioni di Flavio Bucci e Roberto Herlitzka, di due attori molto presenti sul piccolo schermo.
Camilleri, tuttavia, rimane intrigato dal cinema: «Ho avuto richieste di opzioni per tanti altri romanzi, da La concessione del telefono al Birraio di Preston, ma non se n'è mai fatto niente - rivela -. Forse i registi temono il confronto con Montalbano che, ormai, è una sorta di condanna. Posso scrivere, dando l’anima, tanti romanzi senza di lui che vanno pure in classifica, ma quando esce Montalbano distacca anche Ken Follett di 60 punti». Per questo il commissario interpretato da Luca Zingaretti «è il mio odiato-amato nemico», si rammarica lo scrittore siciliano. Un nemico che tornerà in tv anche nella versione de Il giovane Montalbano interpretato da Michele Riondino per la regia di Gianluca Maria Tavarelli.
Ma per adesso sono i romanzi storici a premere a Camilleri perché «vogliono spingere sulla realtà italiana di oggi. Certe volte la macchia è più evidente, altre bisogna andarla a cercare», conclude. Con scarsa originalità, batte sullo stesso tasto anche Neri Marcorè: «Patò è un uomo che ama le donne, vorrebbe cambiare vita ma la magistratura e le autorità glielo vogliono impedire.

Io per interpretarlo mi sono ispirato a qualcuno», dice alludendo al premier.
Insomma, una bella fortuna poter sfruttare il traino del presidente del Consiglio per far pubblicità al film in attesa di distribuzione...

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