da Bologna
Paolo Nerozzi, sindacalista Cgil e candidato per il Pd al Senato in Veneto, ieri era al corteo di Molfetta.
«Cera un clima di grande rabbia, ormai è un problema che ha una dimensione fuori da ogni immaginazione. La volontà e la speranza è che il governo decida».
Ieri ha detto «nessuna forza politica può appoggiare le idee dei vertici di Confindustria» sulle morti bianche...
«Credo che la sicurezza non debba essere un argomento di parte. Di fronte ai morti bisogna fermarsi e dare un segno. Il decreto legge del ministro Damiano è il primo, anche se non è sufficiente».
Sarà daccordo con lei il suo collega del Pd, il presidente di Federmeccanica Massimo Calearo?
«Il Pd ha un programma chiaro e chi si è candidato lo ha scelto. Il tema del lavoro è ai primi posti. Non serve fare polemica...».
Anche con Prodi si finiva così...
«È una cosa diversa, quella era una coalizione ballerina. Ora cè un programma semplice, non di centinaia di pagine. Le racconto una cosa della vecchia legislatura: come Cgil chiedemmo di escludere dallindulto i condannati per reati in materia di sicurezza sul lavoro. Nessuno ci rispose. E intendo proprio nessuno...».
Nessun imbarazzo a stare con Calearo, Colaninno jr?
«Conta ladesione al programma e poi tutti i grandi partiti, come negli Stati Uniti, hanno più voci e opinioni al loro interno. Il programma è la sintesi. Da sindacalista, dico che la mediazione è il punto centrale...».
Basta che non si passi il tempo a mediare invece che governare...
«Allora cambio termine: il punto centrale è trovare una soluzione condivisa».
Il segretario nazionale della Fiom-Cgil Gianni Rinaldini ha criticato la presenza di tanti imprenditori nelle liste del Pd.
«Il sindacato fa il suo mestiere».
Ma tra due anni, di fronte a un nuovo rinnovo del contratto dei metalmeccanici, cosa succederà con Calearo?
«Non credo sia compito dei partiti occuparsi di queste cose. E comunque Calearo lha firmato il contratto...».
Quando entrerà in Senato, si occuperà di sicurezza sul lavoro?
«Cambio posizione, non cambio opinione.
Lei era a sfilare in piazza contro il governo Prodi e lallargamento della base americana a Vicenza...
«Non cambio idea nemmeno su Vicenza».
Allora tornerebbe in piazza?
«Perché no?».
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