A New York le ragazze della prateria di Ralph Lauren

A New York le ragazze della prateria di Ralph Lauren

Lo spirito della nuova frontiera approda in tutte le sue forme sulle passerelle di New York. Da Ralph Lauren c'è un'idea di donna a metà strada tra la bella del saloon e la delicata fanciulla puritana che arriva nel selvaggio West sul carro dei pionieri e tira fuori una grinta degna di un Marines. Da Proenza Schouler, marchio disegnato da Lazaro Hernandez e Jack McCollough, c'è una nuova e affascinante versione del cosiddetto "Ladylike" ovvero lo stile da vera signora consegnato al mito da Jacqueline Kennedy quando era la regina di "Camelot", parola che negli Stati Uniti si usa per indicare l'idilliaco periodo della presidenza di John Fitzgerald. Invece da Gant c'è la solita Marilyn di Niagara con il suo ingenuo vestitino in cotone che a malapena contiene un sex appeal capace di stendere tanto un bestione come Joe di Maggio, quanto un raffinato intellettuale come Arthur Miller: tutti gli uomini del mondo compreso il presidente.
Il resto è jeans e dintorni: dallo strepitoso denim strecht di J Brand che regala al classico 5 tasche la comoda vestibilità dei leggins, ai calzoncini da portare in città con l'eccentrica attitudine di Peggy Guggenheim (Milly) la miliardaria americana che collezionava arte e uomini in parti uguali. Inutile dire che il più bravo nel tradurre in moda tutto ciò è come sempre Ralph Lauren, l'uomo che dal nulla ha creato un impero con 20 mila dipendenti nel mondo e un giro d'affari di 3.8 miliardi di Euro all'anno, un'enormità. "Ho sempre creduto nella purezza americana, lo spirito indomabile dei cow boy" dice poco prima di far sfilare la sua bellissima collezione per l'estate 2011. "Mi sono ispirato all'America dei grandi spazi delle praterie, al mondo dei Navajo e al selvaggio West per interpretare in chiave nuova quella grazia senza tempo" conclude mentre le modelle si preparano a sfilare. La prima uscita è un colpo al cuore: bisogna perdere svariati chili e tornare agli anni della giovinezza per riuscire a entrare nei calzoncini di daino color panna come la giacca con le inconfondibili frange da cow boy. Poi arrivano anche i pantaloni aderentissimi fatti con un paio di chaps modellati sull'idea del jeans, la camicia ottocentesca da uomo trasformata in miniabito e una serie di vestitelli in pizzo macramè che avrebbero fatto sembrare grassa la Claudia Cardinale di C'era una volta il west, film girato da Sergio Leone nel 1971. Infatti tra il pubblico qualcuno dice che è tutto troppo didascalico: la cintura con le piastre d'argento (per la cronaca si chiama "concho belt") e le borse fatte con i tappeti Navajo, gli orecchini con i cammei e il cappellaccio da cow boy, le frange dappertutto e in alternativa le romantiche ruche vittoriane. Eppure proprio in questa rilettura fedele dell'estetica del West sta la quintessenza dello stile di Ralph Lauren, la ragione del suo successo, il motivo per cui quando esce in passerella viene spontaneo applaudire fino a spellarsi le mani. Del resto non a caso dopo il recente rinnovo del megastore di Milano, verranno presto aperti negozi anche a Roma, Firenze e Venezia oltre all'apertura il prossimo ottobre di una nuova boutique solo per donna con tanto di reparto su misura in Madison Avenue a New York.

Il giovane duo stilistico di Proenza Schouler propone invece un'interessante rielaborazione dei materiali con fili che si rincorrono per trasformare i ricami in increspature e tessuti agugliati (cioè che cominciano in un modo e finiscono in un altro) per cambiare i connotati al bon ton del piccolo tailleur e dell'eterno tubino da vera signora. Interessanti i flash di colore effetto evidenziatore e le scarpe dal tacco altissimo in lucertola che sul davanti diventa rete. Sulla pelle, comunque, fa un egregio lavoro anche Reed Krakoff, designer del marchio di accessori Coach che vanta un giro d'affari di 3.26 miliardi di dollari e che lo scorso febbraio ha deciso di lanciarsi nella moda. Certo a parte un'interessante allacciatura a pannelli sovrapposti e tenuti al posto loro da un'alta cintura in elastico effetto obi, non si vede nulla di nuovo ed emozionante in questa come in tante altre collezioni americane.

Perfino Y-3, linea della Adidas egregiamente disegnata da quel genio di Yohji Yamamoto, stavolta non aveva il dovuto sprint: per fare una gonna nera lunga fino ai piedi sotto a un reggiseno pure nero usato al posto della T shirt, non ci vuole il talento di un poeta. Eppure l'America vista dalla moda è come New York: un magnifico disastro.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica