Volevano la Jihad, la guerra santa, e per questo avevano scelto, come obiettivo, due sinagoghe da far esplodere e alcuni aerei militari che avrebbero dovuto essere abbattuti con dei missili. Il tutto, a New York o nelle vicinanze, per colpire il luogo simbolo degli Usa feriti dal terrorismo, per dimostrare che il pericolo c'è ancora e che appena la guardia si abbassa c'è chi è pronto a colpire e colpire duro. Questa volta, però, non è finita così e quattro uomini, tutti musulmani, sono stati arrestati.
Erano turbati e arrabbiati per ciò che sta avvenendo in Pakistan e in Afghanistan, hanno detto alla polizia dopo essere stati arrestati. Erano mossi dal pensiero di «tutti quei musulmani uccisi», e per questo avevano acquistato esplosivo e missili. Che però arrivavano - ovviamente senza vero esplosivo - direttamente dall'Fbi, che già dallo scorso giugno li teneva d'occhio tramite un informatore, filmando e registrando ogni incontro.
Ma anche se il loro piano è stato sventato, ora gli Usa hanno di nuovo paura. Paura degli attentati, paura dei cani sciolti. Paura perché se anche James Cromitie, David Williams, Onta Williams e Laguerre Payen, tutti nati negli Stati Uniti, sono pronti a un attentato, la sicurezza del fronte interno resta una priorità assoluta. «Erano veramente convinti che la loro fosse guerra santa - ha illustrato Ray Kelly, questore della polizia di New York - Cromitie, il leader del gruppo, parlava continuamente di come, morendo come martire, gli si sarebbero aperte le porte del paradiso e del suo desiderio di colpire gli Usa: Il miglior bersaglio (il World Trade Center, ndr) lo hanno già colpito, io voglio colpire una sinagoga, raccontava agli altri».
Alla fine le sinagoghe erano diventate due, il Centro ebraico Riverdale e il Tempio di Riverdale, entrambe nel Bronx. E poi, dopo aver parcheggiato due autobombe con dell'esplosivo al plastico davanti ai due luoghi di culto ebraici, l'altro obiettivo erano gli aerei della base militare di Newburgh, che dovevano essere abbattuti a colpi di missili Stinger mentre gli ordigni sarebbero stati fatti scoppiare tramite un detonatore a distanza. «Questultimo attentato alla nostra libertà dimostra che le minacce alla sicurezza di New York sono tristemente reali e sottolineano perché rimaniamo così in guardia contro il terrorismo», ha detto Michael Bloomberg, il sindaco della metropoli americana, arrivato ieri mattina prima delle sette davanti al Centro ebraico Riverdale assieme al questore Kelly per rassicurare i cittadini. «Siamo stati molto fortunati. Molto molto fortunati», ha detto alla Reuters Rose Spindler, una delle frequentatrice delle due sinagoghe, interpretando il pensiero generale. Una fortuna che ora non farà passare la paura degli attacchi, «che sono sempre lì, nella nostra mente», ha detto David Winter, il direttore del Centro, aggiungendo che allo shock «stava seguendo il sollievo».
D'altra parte, ormai, l'attacco era stato sventato dagli uomini delle forze di sicurezza che dopo quasi un anno di indagine hanno colto gli attentatori con le mani nel sacco, bloccandoli con due mezzi blindati e con l'aiuto dell'Fbi proprio mentre posizionavano quelli che credevano essere ordigni fatti in casa vicino alle sinagoghe. Rimane la preoccupazione per la facilità con cui queste cellule spontanee si formano, auto-addestrandosi su internet senza collegamenti diretti con le organizzazioni terroristiche come Al Qaida.
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