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No di Briatore, al Dopofestival scoppia "il giallo di Malindi"

Il manager campione del mondo con la Renault smentisce la sua partecipazione: "Non ho mai saputo nulla. Era solo una battuta al telefono con Emilio Fede". Chiambretti: "Ci proveremo ancora a portarlo al Dopofestival, altrimenti pazienza, ce ne faremo una ragione"

No di Briatore, al Dopofestival 
scoppia "il giallo di Malindi"

Sanremo - Ci mancava il giallo di Malindi. Alla voce Briatore Flavio. Radio festival annuncia da giorni la presenza in studio o in voce, via collegamento, per il dopofestival, del manager di Formula 1 campione del mondo con la Renault. Chiambretti abbozza, non strilla la notizia ma il tam tam è di quelli giusti. Briatore rientra dalle vacanze, legge i giornali, sbotta: «Io al Dopofestival? Mai saputo, mai informato, mai parlato con nessuno. Come si fa a mettere in giro certe notizie? Smentisco qualunque mia partecipazione come opinionista o simile, né a Sanremo né da fuori». Poi svela un particolare: «Un mese fa Emilio Fede mi accennò alla possibilità di un collegamento da casa mia, così per gioco. Dissi che sarebbe stata una strana idea ma erano parole. Finito lì». Fede, dunque, l’equivoco nacque lì, in Kenya, nel gran pieno postnatalizio della Giovanna Melandri. E così Piero Chiambretti, vestito di azzurro con felpa alla Lapoelkann, dicitura Italia e tricolore sulla manica, si presenta per le prove ma non casca nella trappola, anzi gioca, si diverte: «Il giallo di Malindi? Potrei dire la verità: non lo vuole la Melandri. Scherzo, è una battuta, mi piacerebbe avere Briatore perché è un personaggio internazionale. Vedremo, cercheremo,altrimenti ce ne faremo una ragione». Esulta qualche bella gioia nella sala stampa dell’Ariston, Briatore provoca allergie e crisi di rigetto tra chi è abituato a occuparsi di cose ben più nobili e trasparenti.
Chiambretti comunque prende possesso della sala d’armi, rivista, rilucidata, poltrone, tavoli da lavoro, riflettori, insomma la sala stampa del festival da palestra per le attività ricreative con atmosfera albanese è stata trasformata in un salone delle feste, con tanto di stanza da letto, occulta, laddove Chiambretti avrà la sua cuccia, tra un Baudo e una Hunziker, per stare lontano dall’alacre lavoro dei giornalisti. Il costo del restyling? Paga l’organizzazione, Comune, Rai e affini. La finanziaria non l’aveva previsto, non è il caso di aprire un altro caso, trattasi di spiccioli in confronto a illustri salari.
Chiambretti lancia un appello ai giornalisti: «Vi chiedo di essere il mio pubblico, questo è l posto dove si vive meglio il festival. Non farete i tifosi, per questo ci sarà la mia claque di una trentina di persone e qualche scheggia impazzita di Markette. Praticamente giocherò fuori casa, non vi disturberò e se non vorrete coinvolgervi allora farò lo stesso il mio programma, da solo.

Comunque non sarà una tribuna elettorale, non sarà un Markette bis, non ci sarà Prodi, dopo l’efficientismo quotidiano di stile berlusconiano verrà la magia serale e non dico altro». Potrebbe dire di stile chiambrettesco, basta e avanza per stare allegri, per vivere meglio le famose cinque giornate di Sanremo, famose come quelle di Milano.

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