«Noi imprenditori sfiduciati dalle banche»

Non sappiamo se dalle parti dell’Autorità Antitrust, in piazza Giuseppe Verdi, a Roma, si senta già «che intorno sono fiorite le viole». Ma a leggere le dichiarazioni sul sistema bancario rilasciate in Senato dal presidente Antonio Catricalà, si direbbe che anche lui, come il poeta Giovanni Pascoli, viva «altrove». Di certo non in Italia. Così, almeno, ha pensato un’imprenditrice battagliera come Fiorenza Mursia, titolare dell’omonima casa editrice. Che, afferrata carta e penna, ha pubblicato ciò che pensava - o meglio, quel che le ribolliva dentro -, trasformandolo in lettera aperta al quotidiano Il Riformista. Trovando sul numero di ieri l’ospitalità e la collocazione che meritava. In prima pagina.
Insomma, signora, dove vive il professor Catricalà?
«Guardi, non ne ho proprio idea. O forse sono io che vivo altrove, quando sento parlare di 3 o 4 punti percentuali come costo del finanziamento alle aziende, mentre qualsiasi imprenditore sa che i tassi sfiorano, quando non superano, il 14%. Per non dire di chi va anche oltre ai tassi d’usura. Comunque, per spingere me a parlare - anzi, a urlare - vuole dire che ero davvero all’esasperazione».
Quella verso le banche, intende?
«Cosa vuole, quella ha ormai superato i limiti immaginabili. No, direi più nei confronti del sistema. Perché io posso anche avere tutti questi problemi e gestirmeli quotidianamente, ma quello che non posso assolutamente accettare è di sentirmi dire da qualcuno, perdipiù da un’Authority, "come va bene" e "come sono brave queste banche" che aiutano i piccoli imprenditori a uscire dalla crisi».
Catricalà ha parlato di «alcune difficoltà nell'accesso al credito», spingendosi a dire che da noi «non si assiste a politiche creditizie restrittive come all'estero»...
«Avesse detto solo quello! Ha anche parlato di "radicamento nel territorio" e di "storicità dei rapporti banca-impresa". Ma dove? Ad annullare quel radicamento e quella storicità basta una telefonata con cui dall’oggi al domani ti revocano l’affidamento. La verità è che il rapporto fiduciario - o meglio, di rispetto - non esiste assolutamente più».
Poi c'è questo macigno del Basilea 2 di cui lei chiede almeno una moratoria.
«Sarò sincera: ammetto che quando nacque il Basilea 1 una persona normale come me non se ne accorse nemmeno. Quella persona normale l’aveva letto così: toh, c’è un sistema di valutazione del patrimonio aziendale che in fondo tutela anche me. Bene! E sono andata avanti serena. Poi è arrivato il Basilea 2».
La vendetta, come nei film di Rambo?
«Appunto, perché per le banche, il Basilea 2 è diventato al tempo stesso l’alibi e la clava con cui darci addosso, disintegrando le aziende. Non a caso non c'era alcun rappresentante delle imprese vere, ai tavoli di Basilea».
Eppure all'inizio sembrava che...
«Che erano solo cambiati i criteri di valutazione del rischio, dicono loro. Va bene, dico io. E per calcolarli meglio - dicono sempre loro - verranno affidati ad agenzie di rating esterne... Benissimo, dico ancora io...».
Suonava bene?
«Certo, fino a quando scopro che queste agenzie di rating sono magari... No, mi correggo, senza magari, sono proprio quelle che hanno combinato il casino dei titoli derivati. Oh perbacco, allora qualcosa non mi torna se quelle stesse agenzie dipendono dalle banche e sono chiamate a giudicare le banche. Ecco perché parlo di clava contro le piccole imprese. Tanto le grosse, come al solito, sono già sistemate».
È vero, nessuno piange per le mille piccole Alitalia senza nome che chiudono, né per i loro dipendenti che perdono il lavoro.
«Appunto, quei poveretti che nessuno chiama nemmeno al Grande Fratello, come la hostess che sventolava il cappio».
E Confindustria che fa?
«Certo non rappresenta le imprese, ma soltanto le grandi. Poi, quando serve, per farsi bella dice che ci sono anche le piccole, dimenticandosene già il giorno dopo. Non a caso ne sono uscita già da anni. Mi dicono poi che ci sia una certa Confapi, di cui però non si avverte l'esistenza».
E allora, signora Mursia? C’è di che piangere.


«Diciamo che c'è un problema. Perché se il sistema ha un guidatore, non possiamo dimenticare che c'è anche un motore chiamato Im-pre-sa (e lo scandisce, ndr). Vogliono ucciderla? Abbiano almeno il coraggio di dircelo».

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