Il nomade troppo elegante finisce in manette per truffa

Il montenegrino tradito dall’abito: dopo un controllo i carabinieri scoprono raggiri fatti in tutta Europa via web

Michele Perla

A insospettire i carabinieri era stato proprio il suo aspetto elegante e fin troppo curato, piuttosto insolito per una persona ospite di un campo nomadi, quello di via Monte Bissino a Baranzate. «Sembrava - hanno raccontato gli investigatori -, uno dei tanti manager che si stava recando a un appuntamento d’affari». Così i militari che in borghese tenevano d’occhio l’accampamento rom, hanno deciso di seguirlo con discrezione.
Ma lui, L. S. montenegrino di 35 anni, risultato essere in realtà un noto truffatore internazionale con ben 7 alias, ha subito sentito odore di bruciato, tanto che inutilmente ha provato a seminare i suoi angeli custodi. Quando lo hanno fermato, tuttavia, non s’è preoccupato più di tanto, sicuro che ancora una volta l’avrebbe fatta franca, forte dei documenti falsi che aveva con sé. Invece non aveva fatto i conti con la tecnologia e la collaborazione in tempo reale tra le forze di polizia europee. Così è finito in carcere grazie a un ordine di arresto internazionale emesso dall’autorità giudiziaria tedesca, per il reato di truffa aggravata, consumata a Milano a danno di un suo cittadino. Una truffa che gli aveva fruttato un bel gruzzolo in contanti: 300mila euro.
L. S. usava adescare le sue vittime via internet col sistema del Rep deal, una truffa che va per la maggiore da qualche anno. Ad abboccare era stato un imprenditore tedesco al quale era stato sottoposto un affare: quello di cambiare euro contro franchi svizzeri, con un guadagno del 20%.
A fine novembre del 2004 l’uomo era arrivato a Milano, portandosi dietro l’ingente somma in contanti, per incontrarsi con il suo interlocutore in via Mac Mahon. Un appuntamento finalizzato al solo scambio di valigette: quella con i 300mila euro in cambio dell’altra zeppa di franchi svizzeri. In realtà buone erano soltanto le prime banconote di ogni mazzetta, e quando l’imprenditore se n’era accorto, il truffatore l’aveva colpito per sparire col bottino. Tornato in Germania aveva sporto denuncia alla polizia tedesca che, dopo un’accurata indagine aveva spiccato l’ordine di arresto, da eseguirsi in tutti i paesi dell’area Schenghen.


Portato in caserma e sottoposto al fermo per identificazione, al sospettato sono state prese le impronte digitali, subito trasmesse al Ris e anche all’equivalente organo di polizia tedesca, che a suo tempo le aveva rilevate dalla valigetta truffaldina rimasta nelle mani della vittima. Così si è potuto accertare l’identità precisa dell’uomo, ma soprattutto che c’era un carcere ad attenderlo. È finito a San Vittore in attesa di essere estradato in Germania.

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