Nomadi, integrazione nella legalità Il governo stanzia 10 milioni di euro

Ventitrè milioni per risolvere l’emergenza nomadi nella capitale. La cifra è stata stabilita ieri durante un vertice al Viminale tra il sindaco Gianni Alemanno, il presidente della Provincia Nicola Zingaretti, il presidente della Regione Piero Marrazzo, il ministro dell’Interno Roberto Maroni, il capo della Polizia Antonio Manganelli e il prefetto Giuseppe Pecoraro. Otto milioni arriveranno dal Comune, cinque dalla Regione, gli altri dieci (parte dei cento milioni complessivi stanziati per la sicurezza nel Paese) dal ministero. E serviranno per realizzare nuovi accampamenti, sistemare e risanare quelli esistenti e creare le strutture necessarie per farli funzionare.
«A tutto questo - spiega Alemanno - andranno sommate le risorse per affrontare il Patto per la sicurezza. Si tratta dei fondi dell’Unione Europea (circa 90 milioni per tutta Italia) che possono essere usati per implementare i piani di integrazione. Si tratta ora di lavorare con grande rapidità per mettere insieme legalità e integrazione affinché non esistano più aree di degrado nella nostra città e nell’hinterland capaci di generare i gravi episodi avvenuti negli ultimi tempi». Per Alemanno è importante «non separare mai la legalità dall’integrazione», altrimenti si generano squilibri anche dal punto di vista culturale. «Dobbiamo respingere la violenza da qualsiasi parte provenga o con qualsiasi alibi si vada a costruire», sostiene il sindaco.
Ad esporre i problemi della Provincia e a batter cassa per poter predisporre, oltre ai presidi delle forze dell’ordine, delle politiche di prevenzione, ci pensa Zingaretti: «Abbiamo convenuto - spiega - che il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza preparerà nei prossimi giorni un piano da sottoporre al ministro dell’Interno per ulteriori finanziamenti». «C’è un problema nell’hinterland romano - aggiunge poi il presidente della Provincia - un’area molto cresciuta negli ultimi 15 anni. Insieme alle case, però, non sono cresciuti i servizi e la qualità urbana. L’incontro che abbiamo avuto al Viminale è stato molto positivo, soprattutto importante per i risultati ottenuti. Accanto all’opportunità di finanziamenti, all’interno del Patto per Roma sicura ci sarà anche la possibilità di avviare la seconda fase del lavoro che riguarda la città e il suo hinterland perché, oltre al controllo del territorio, è importante tutto ciò che riguarda l’integrazione, la solidarietà il recupero urbano».
Soddisfatto di quanto il Comune sta facendo per Roma è Fabio Sabbatani Schiuma, coordinatore regionale del Movimento per l’Italia: «Sulla sicurezza - dice - tra Alemanno e il suo predecessore c’è un abisso: l’attuale primo cittadino sta affrontando seriamente un problema che nell’era Veltroni non doveva neanche essere definito tale. Oggi si sta pagando il lassismo di chi, nel nome della tolleranza, ha pensato solo a speculare e lucrare su nomadi e disperati in genere, senza mai pretendere che a certi diritti dovessero corrispondere anche doveri». La pensa così anche Giordano Tredicine, Pdl: «Dopo anni di indifferenza e di inerzia da parte delle precedenti amministrazioni di sinistra l’emergenza rom è stata subito affrontata per riportare nella città un clima di tranquillità e sicurezza».
Un suggerimento su come sfruttare al meglio i finanziamenti arriva da Maria Gemma Azuni, di Sinistra Democratica.

«I 23 milioni destinati alla sicurezza - sostiene - rappresentano sicuramente un “impegno sostanziale e significativo” ma produrranno a mio avviso i risultati sperati soprattutto se l’impegno e le risorse verranno utilizzati per realizzare una politica di nuova prevenzione sul territorio che produca servizi».

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