Signor Presidente, sempre sperando di essere fornita del necessario senso della realtà, dunque nella consapevolezza che a lei poco cale di quel che si chiacchiera e si pontifica da queste parti a proposito delle sue elezioni, qualche ruolo alla vecchia e depressa Europa le toccherà pur dare, e fingere o decidere, di ascoltare.
Tutti si sono appassionati alla campagna elettorale più lunga, ventuno mesi, e secondo me più noiosa della storia contemporanea degli Usa. Non solo ventuno mesi non servono, creano solo equivoci. Io sono mezza americana, per scelta ideale, esperienza di vita e lavoro, amore profondo per la vostra libertà, rispetto per la tempra d'acciaio della vostra democrazia; ho un po' di esperienza dello scorpione mediorientale, provo saturazione sufficiente per l'antiamericanismo peloso d'Europa, insomma sarei un buon consigliere. Potrebbe assumermi, e si troverebbe discretamente.
Non ascolti, mi raccomando, le prediche del pacifismo, gli sventolatori di bandiere arcobaleno, i piagnoni dei diritti civili che si lamentano solo quando la prigione è quella sacrosanta di Guantanamo, non quando è quella infame di Evin, Teheran, dove la gente sparisce per sempre. A proposito di Evin, le segnalo che una cittadina americana è in isolamento da due settimane con un pretesto volgare, altro che libere visite di avvocati. Sono certa che ne esigerà l'immediata liberazione e la farà rientrare negli Stati Uniti.
Tiri dritto, la prego, abbia il coraggio di continuare la guerra al terrorismo. Lei certo non crede alle monumentali sciocchezze dei buffoni, eletti ad artisti da premio Oscar, alla Michael Moore, ci mancherebbe, o gli elettori non l'avrebbero scelta. Ieri sera ho rivisto qualche brano sparso del suo filmaccio sull'11 Settembre, e ancora una volta mi sono indignata e ho sofferto per l'offesa ai morti, agli eroi di quel giorno maledetto, agli esseri umani che andavano a lavorare, che avevano preso un aereo, attaccati e massacrati in tempo di pace. L'America non si batte, eppure per qualche settimana a noi, ospiti per metà, per metà cittadini, parve che la depressione, la paura, le luci spente di Broadway ci avrebbero, vi avrebbero, sovrastato. Sbagliavamo a deprimerci, per fortuna.
Il presidente degli Stati Uniti non dimentica mai il peso e la ferita di quel giorno, altrimenti non sarebbe il comandante in capo, non ne sarebbe degno. Non ritira vilmente le truppe dall'Irak, dando dignità alle calunnie sull'operato della Casa Bianca, al contrario continua nell'opera intrapresa dal generale Petraeus, chiede conto all'Europa del suo disimpegno e del suo scetticismo, chiede un impegno rinnovato per terminare l'opera di ricostruzione di quel povero Paese. L’Irak non è stato occupato in nome del petrolio, a George W. Bush va restituito l'onore di quella decisione coraggiosa, anche se sui tempi e i sacrifici che sarebbe costata ha sbagliato, e lo sta pagando anche troppo caro. La sconfitta di Saddam Hussein ha spezzato un ciclo nel quale il terrorismo si sentiva protagonista di un'offensiva senza contrasti.
Non basta, restano il pericolo micidiale dell'Iran e della Siria. Asse del male era, asse del male resta, anche se ha perso un pezzo importante. Alle volte un bel bombardamento su qualche obiettivo strategico, scelto con attenzione, ottiene risultati inaspettati, pazienza se le costerà qualcosa nel consenso dei pavidi.
Israele deve restare il suo punto di riferimento, perché è come un diamante nella roccia, spesso difficile da amare, ma sempre degno di essere amato. È il nostro avamposto, l'Occidente che presidia il mondo arabo. Che qualche moderato ce l'ha sul serio, come lo straordinario re del Marocco, uno che è discendente diretto di Maometto, eppure ha avuto il coraggio di togliere il velo dai libri di scuola e dagli uffici pubblici, di chiudere le moschee dove si fa scuola di terrorismo, di eliminare la preghiera che diventa scusa per non lavorare.
L'Iran cerca di farlo fuori, glielo avranno detto.Infine, la prego, si guardi da quel carrozzone malefico e antisemita che si chiama Onu. Ha combinato fin troppi guai negli ultimi anni. Grazie per la sua attenzione.
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