«Non crediamo a questi tecnici: in quella valle c’è anche l’uranio»

Roberto Scafuri

da Roma

Onorevole Alfonso Pecoraro Scanio, ma l’amianto c’è o no in Val di Susa?
«Ahimé, lì c’è una miniera d’amianto. Chiusa quando l’amianto fu dichiarato fuorilegge perché cancerogeno».
Eppure i primi sondaggi...
«Appunto, sono soltanto i primi. Fatti senza la condivisione delle modalità da parte dei rappresentanti delle comunità locali. Infatti l’area dell’amianto è un’altra, non quella dove sono stati effettuati i sondaggi. In realtà, vengono fatti altrove proprio per verificare i pochi siti nei quali l’amianto non c’è... Altrimenti sarebbe come sondare il mare per trovare l’acqua».
Quindi secondo lei il pericolo per le popolazioni resta.
«Certo. Anche perché in uno dei rilievi di cui lei parla, è stato trovato uranio in dosi vicine a quelle massime consentite...».
Non cambia nulla, insomma.
«No. D’altronde il primo motivo per essere contrari alla cosiddetta “Tav” sono i suoi altissimi costi. La costruzione del mega-tunnel, oltre a distruggere la Val di Susa, oltre a minare la salute pubblica con il passaggio per vent’anni di camion con macerie d’amianto o uranio, è un’operazione economicamente fallimentare. Succhierebbe tutte le risorse disponibili per ammodernare la rete italiana che, come fatti recenti hanno dimostrato, è gravemente insufficiente e poco sicura. Talvolta addirittura assente: lo sa che a Matera “Trenitalia” non arriva? Il 30 marzo saremo in Val di Susa con una delegazione di materani, che chiederanno di destinare i finanziamenti dove c’è davvero e urgente bisogno. Dunque a Matera, al raddoppio della Verona-Bologna e alla Messina-Palermo. Oltre che al potenziamento del “corridoio 5”, come chiesto dall’Unione Europea».
Ma la Ue ha chiesto la Tav.
«No, ha chiesto il potenziamento di un corridoio che esiste già. Perché non è affatto vero che Torino non sia collegata con Lione. Noi pensiamo, e lo dimostreremo al governo, che sia possibile trovare una soluzione alternativa al mega-tunnel, che richieda tempi anche molto più brevi».
Siete il solito «partito del no».
«No che non lo siamo. Tanto che proponiamo un piano di “grandi buone opere”: cantieri per 110 miliardi di euro destinati a ferrovie e strade, più altri 40 miliardi per messa in sicurezza dell’Italia da frane e alluvioni».


Se non serve, perché allora secondo lei i Ds (Chiamparino e la Bresso in testa) insistono tanto?
«Capisco l’interesse delle grandi società costruttrici per gli appalti, e quello della “Coop Cmc” che si è già aggiudicata la parte più importante dei lavori... però non vale la distruzione di una valle. Mi meraviglio anche di Berlusconi: possibile che critichi tutte le Coop rosse, tranne questa scelta per la costruzione della Tav?».

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