NON RESTA CHE VOLARE

Senza più Casini. Cioè senza più casini. A volte maiuscole e minuscole, in politica, non fanno differenza. La telenovela è finita, il leader dell’Udc se ne va sbattendo la porta, proprio mentre i suoi alleati realizzano il progetto di raggruppare i moderati in un partito unico, iscritto al Ppe e alternativo alla sinistra, che dovrebbe essere la ragione sociale di chi esibisce con orgoglio lo scudocrociato. Perché è vero che le bandiere non si vendono, ma ogni tanto bisogna portarle avanti. Non sempre ripiegarle all’indietro.
Casini aveva preparato lo strappo da tempo. E infatti tutto era pronto per la sua candidatura autonoma: manifesti, gagliardetti e scenografie. Possibile che l’intero corredo sia stato stampato in una notte? O la messinscena della «24 ore di riflessione» è servita solo per cercare di ribaltare le responsabilità dello strappo? Anche nell’Udc c’è piuttosto sconcerto: lo dimostra il viavai di iscritti, che sembra di stare al terminal partenze di Fiumicino.
Pierferdi, dal canto suo, anticipa i toni astiosi della campagna elettorale, trasformandosi miracolosamente nell’ultimo giapponese dell’anti-berlusconismo. Proprio mentre la sinistra mette in archivio la demonizzazione del Cavaliere, infatti l’ex alleato non esita a tirarla fuori con accenti quasi folli. Anzi di più, Follini.
Così nel suo discorso lancia accuse al magnate della Tv che ormai non usa nemmeno Diliberto quando fa i comizi al Mugello. E poi ci rivela qual è stato il punto più basso della recente storia politica: i pasticci di Prodi? Le tasse di Visco? I disastri di Pecoraro Scanio? Macché: un voto della ex Cdl contro il governo di centrosinistra. Cioè l’opposizione che fa il suo mestiere d’opposizione. Mah.
Ora che i giochi sono fatti, dunque, guardiamo come si presentano i due schieramenti. Il centrosinistra s’affanna con socialisti e radicali e intanto ha imbarcato Di Pietro. Non potendosi dare un tono, si è dato un Tonino: ma come farà a sostenere di essere la vera novità? Con il ministro che contestava il suo governo nella coalizione? E con Prodi (presidente Pd) che sale, un po’ nervoso per altro, sul palco? Con che coraggio si proclamano i detentori della formula magica del cambiamento?
Il centrodestra, invece, rotti gli indugi e sepolte le risse della Casa delle Libertà, ora appare molto più compatto. Qualcuno dice senza Udc il rischio di perdere le elezioni è maggiore. Può darsi.

Ma, a parte il fatto che è meglio rischiare di perdere le elezioni, che perdere poi il dopo-elezioni, noi siamo convinti che gli italiani abbiano voglia di chiarezza. E premieranno chi saprà offrirla. E allora meglio così. Via Storace, via Mastella e ora via l’Udc: il Popolo della libertà è finalmente libero. Niente zavorre, niente liti. E niente Casini. Ora non resta che volare.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica