Leconomia mondiale sta continuando la sua ripresa, ma in giugno la dinamica ascendente dellindustria manifatturiera ha subito un rallentamento. In questo quadro, però, brillano alcune stelle, e tra queste lindustria italiana, che registra una crescita dellindice Pmi, rilevato su scala internazionale, di 0,3 punti su maggio, quando già era in espansione. Su base annuale si tratta di un aumento del 3,6 per cento. Questo indice registra la dinamica dellindustria manifatturiera basandosi sugli acquisti (...)
(...) compiuti dai manager: quando essi aumentano, le imprese sono in espansione perché, per fare fronte alla loro produzione e ai loro ordinativi, aumentano gli acquisti. Se invece questi indici diminuiscono, le imprese stanno rallentando la produzione. Nel confronto di un mese, rispetto a quello precedente, bisogna tenere però conto della dinamica mensile in cui esso si inserisce. E nei primi cinque mesi di questanno, leconomia dei Paesi industrializzati ha cominciato a riprendersi. Quindi, se in giugno ci sono delle flessioni, come nella media mondiale, vuol dire che la ripresa continua ma in modo rallentato. A questo andamento fanno eccezione un gruppo di economie europee, in cui cè stata unaccelerazione.
A livello mondiale, ci sono solo tre economie industriali che, nel giugno, hanno fatto meglio di quella italiana, vale a dire quella della Polonia, il cui indice registra unespansione dell1,1%, quella della Russia, con un aumento dello 0,6%, e quella della Grecia, che ne ha uno dello 0,4%. A fianco dellItalia, con una crescita dello 0,3%, troviamo invece il Brasile. La Germania registra una crescita zero, mentre le industrie delle altre maggiori economie dellEurozona hanno un rallentamento. Quello della Spagna è dello 0,4%. Ma landamento peggiore dellEurozona è quello dellIrlanda, che come la Spagna era stata sino a tempo addietro un campione di alta crescita. Il suo indice Pmi di giugno presenta una diminuzione del 2,3%. LOlanda registra una flessione dello 0,6, mentre per la Francia la flessione è solo dello 0,1. Da ciò consegue che per lEurozona vi è un rallentamento dellespansione dello 0,2%.
Mentre per lIrlanda e per la Spagna la riduzione della produzione industriale dipende dalla crisi delle banche e dei mercati finanziari, che a loro volta si collegano alle politiche economiche sbagliate, per lOlanda il rallentamento dipende dal fatto che la congiuntura economica asiatica, in giugno, ha avuto unaccentuata decelerazione. Per la Cina lindice Pmi è diminuito di 1,8, mentre per lIndia è sceso di 1,7 e per il Giappone di 0,8. La ragione di ciò è che il governo cinese, di fronte a un boom che generava una pressione inflazionistica che rischiava di andare fuori controllo, ha adottato alcune misure per moderarlo. E a ciò si sono aggiunti alcuni scioperi che dipendevano dal malessere dei lavoratori per laumento dei prezzi e i bassi salari, di fronte a una domanda crescente di manodopera qualificata. Tutta larea asiatica ha risentito, in misura maggiore o minore, di questo intervento cinese volto a raffreddare il surriscaldamento delleconomia. Esso non implica affatto uninversione congiunturale. Al contrario, comporta un prolungamento della crescita asiatica su tassi elevati, anche se un po minori di quelli precedenti. In Europa, il mercato asiatico ha una diversa importanza per i vari Stati e ciò contribuisce a spiegare perché alcune economie industriali europee, oltre a quella olandese, abbiano segnato, in giugno, una flessione della loro ripresa. LItalia non ha risentito della flessione asiatica in quanto il nostro commercio estero è molto diversificato.
Il mese scorso è stata varata la manovra rivolta alla riduzione del nostro disavanzo pubblico, che ha comportato rilevanti tagli di spesa pubblica, ma non aumenti di imposte. Lopposizione ha sostenuto che tali tagli di spesa pubblica sono sbagliati, perché si traducono in una riduzione della domanda per consumi sul nostro mercato interno e, quindi, possono soffocare la ripresa economica. Ma landamento della nostra industria a giugno, con la crescita dello 0,3 nel confronto internazionale, smentisce nettamente questa affermazione.
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