«Nu», il nuovo e il nulla alla Triennale

Andrea Indini

Domani sera (ore 21.30), sala congressi della Triennale: arriva Nu, il futuro delle aziende italiane. In vendita le migliori aspirapolveri esistenti sul mercato mondiale.
In realtà Nu è una «fuffa». O meglio: il racconto di una «fuffa preconfezionata». Lo spettacolo, ideata da Marco Ferro, Paolo Giorgio e Valeria Sacco, affronta il tema del lavoro partendo dall’analisi del multi-level market, un impianto di gestione e un sistema di distribuzione nato negli Stati Uniti verso la metà del secolo scorso e sviluppatosi in Europa a partire dal 1980, che oggi gode di una diffusione sempre maggiore.
«Prendendo a modello una reale riunione di reclutamento - spiega Ferro - ci siamo soffermati sull’umanità e sulla casistica delle persone coinvolte in questo sistema». Proprio per questo lo spettacolo è stato allestito con solo quattro attori professionisti e altri sette reclutati in seguito a un annuncio pubblicato su Secondamano. «Abbiamo voluto persone vere - racconta Sacco - in modo da ricostruire un luogo credibile per il nostro pubblico».
L’affermazione di se stessi e il raggiungimento di una gratificazione sul piano professionale, economico e soprattutto personale sono le promesse - destinate per la maggior parte dei casi a rimaner tali - di cui Nu si fa portatrice.«Aziende come quella che portiamo sul palcoscenico - spiega Giorgio - rispondono a un bisogno da parte del singolo di sentirsi membro di un gruppo vincente», capace (almeno a parole) di offrirgli stabilità e protezione. «Proprio per questo - continua Giorgio - questi sistemi attraggono tutte quelle persone che hanno una grande difficoltà a inserirsi professionalmente e in maniera attendibile in una qualsiasi società». Da qui nasce lo spunto ironico e grottesco dello spettacolo, che sarà alla Triennale di viale Alemagna 6 fino a giovedì sera (7 euro). «Per un meccanismo strano - conclude Ferro - l’azienda diventa un vero e proprio punto di riferimento».


Lo spettacolo, che si inserisce all’interno del festival La fabbrica dell’uomo, nasce da un’idea piuttosto singolare: ricreare un mondo precario e destabilizzante per farlo rivivere al pubblico presente in «teatro». Nu è un nome inventato, enigmatico. «Una parolina - spiega Sacco - che fa il verso all’inglese new e che vuole ricordare i termini nuovo e nulla».

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