Il nucleare iraniano ora fa tremare l’Ue

Gian Micalessin

Passin, passetto l'Iran accelera la sua marcia a ritroso. Una strada destinata a riportarlo indietro di almeno due anni e mezzo, fino a quell'ottobre 2003 quando annunciò di voler sospendere tutte le attività destinate all'arricchimento dell'uranio e alla produzione di combustibile nucleare. L'ultimo passo all'indietro è stato comunicato dal vice capo dell'Agenzia per l'energia atomica iraniana Mohammad Saidi secondo il quale Teheran è decisa a riprendere le attività di ricerca e sperimentazione rivolte alla produzione del combustibile nucleare. «L'Agenzia per l'Energia atomica internazionale (Aiea) è stata già informata, entro pochi giorni riprenderemo la ricerca sulle tecnologie riguardanti il combustibile nucleare, ma intendiamo farlo con la cooperazione e il coordinamento della stessa agenzia».
Il messaggio è volutamente ambiguo. Mentre annuncia la ripresa della ricerca, interrompendo gli accordi presi con l'Europa e con la stessa Aiea, Saidi si guarda bene dall'annunciare l'avvio della produzione di combustibile nucleare. Il numero due dell'Agenzia atomica iraniana chiede anzi di riprendere l'attività scientifica sotto la supervisione dell'agenzia dell'Onu incaricata di sorvegliare la ricerca nucleare. «Durante questo periodo - aggiunge Saidi spiegando la decisione - i nostri esperti hanno dovuto rinunciare a molte opportunità e molti dei nostri ricercatori hanno anche perso il loro lavoro».
L'ennesima retromarcia iraniana arriva a poche ore dal rifiuto del piano di Mosca che prevedeva il trasferimento di tutte le attività d'arricchimento dell'uranio in uno stabilimento sul territorio della federazione Russa gestito congiuntamente dai due Paesi. Il piano appoggiato da Stati Uniti ed Europa avrebbe permesso all'Aiea di tenere sotto controllo il livello dell'arricchimento per evitare la produzione di materiale destinato alla produzione di testate nucleari.
«La proposta russa è ambigua», ha spiegato nel corso di una conferenza stampa il portavoce del ministero degli Esteri Hamid Teza Asefi, aggiungendo che l'Iran potrebbe accettarla solo se gli fosse consentito di procedere all'arricchimento dell'uranio anche nei propri laboratori. I negoziatori iraniani, secondo Asefi, si riservano comunque di valutare meglio la proposta durante i colloqui con una delegazione russa attesa a Teheran il prossimo 7 gennaio.
La risposta iraniana viene interpretata alla stregua di una provocazione da quei diplomatici europei che consideravano il piano russo, messo a punto da Bruxelles Washington e Mosca, un estremo gesto di disponibilità verso la Repubblica islamica. A questo punto la sessione di negoziati con i «tre grandi europei» (Berlino, Londra e Parigi) convocata per il 18 del mese sembra destinata al sicuro fallimento. In quel caso la mossa successiva sarà la presentazione al direttivo dell'Aiea, convocato per il prossimo 6 marzo, di una mozione per il deferimento di Teheran al Consiglio di Sicurezza dell'Onu e l'imposizione di durissime sanzioni economiche.
Il vero problema della politica iraniana, se bisogna dar retta alla parole del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, è il totale disinteresse nei confronti dell'Europa. Il nuovo orientamento, secondo quanto riferito da Kazem Jalali portavoce della commissione parlamentare per la sicurezza nazionale e la politica estera, sarebbe stato spiegato dallo stesso presidente durante un’audizione al Majlis. Stando al portavoce, Ahmadinejad avrebbe enfatizzato l'inutilità della politica di distensione nei confronti dell'Europa adottata negli ultimi sedici anni. L'annuncio - oltre a spiegare il blocco dei negoziati con l'Unione Europea - rappresenta una critica diretta alle politiche di Hashemi Rafsanjani e Mohammed Katami, predecessori di Ahmadinejad tra l'89 e il 2005.
Mentre l'Europa gioca le ultime carte per riallacciare il filo del dialogo, Israele sembra essere pronta a fermare con le armi la corsa al nucleare della Repubblica islamica. Il capo di Stato maggiore Dan Halutz, affrontando nuovamente l'argomento nel corso di una conferenza all'università di Tel Aviv, ha spiegato che il programma nucleare iraniano «può venir annientato».

Con tutta probabilità il capo di Stato maggiore intendeva far capire che Israele possiede le coordinate di tutti i centri di ricerca segreti iraniani è ha già messo a punto un piano per distruggerli. Lo stesso Dan Halutz qualche giorno fa aveva però fatto capire che l'attacco non scatterà fino a quando Teheran non sarà sul punto di possedere tutte le tecnologie per l'assemblaggio di un ordigno atomico.

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