Da oggi in Europa ci saranno più musulmani. E poligami Mayotte, isola dell’Oceano Indiano abitata per il 95% da islamici, diventa il 101° dipartimento di Francia

Mayotte è al largo della costa orientale dell'Africa, nel mezzo dell'oceano Indiano. Eppure, dopo questo fine settimana di votazioni i suoi abitanti potrebbero diventare tanto francesi quanto parigini. A differenza delle altre isole Comore, infatti, Mayotte nel 1975 ha scelto di continuare ad essere amministrata da Parigi. E ora, più di trent'anni dopo, potrebbe diventare il 101° dipartimento della Francia.
E mentre le altre tre isole che compongono l'arcipelago a nord del Mozambico sono state così instabili da essere soprannominato «isole del colpo di Stato», Mayotte ha prosperato e ora punta ad ottenere tutti i vantaggi dell'aver scelto di restare legata agli ex colonialisti. Se la votazione andrà a buon fine - e i sondaggi parlano di una maggioranza del 70% - i suoi abitanti saranno proprio come quelli della Somme o della Champagne: certo, saliranno le tasse, ma saranno introdotti anche i sistemi sanitari e di educazione della terra ferma, il sussidio per i disoccupati e i pacchetti di supporto alla famiglia. Ma ci saranno anche dei problemi da risolvere: già, perché il 95 per cento dei quasi 190 mila abitanti è di religione musulmana e poligamia e legge islamica fanno parte delle tradizioni dell'isola, quasi tanto quanto il piatto tipico fatto di pesce bollito, patate dolci e yuta o le coltivazioni di essenze profumate.
Eppure, gli abitanti di Mayotte sembrano determinatissimi a entrare in Francia e in Europa, essendo consapevoli sia delle rinunce che dei vantaggi di questa scelta. «Per 50 anni abbiamo voluto gli stessi diritti di tutti i francesi, le stesse possibilità di avere successo nella vita - ha detto Abdoulatifou Aly, il deputato di centro-destra che rappresenta l'isola all'Assemblea nazionale francese -. Siamo un crocevia di civilizzazione: occidentali, orientali, africani. Non solo siamo persone di colore, siamo anche musulmani e vogliamo diventare europei, continuare con questo stile di vita».
Certo, rimangono da risolvere dei problemi. Per esempio l'immigrazione illegale dalle altre tre isole dell'arcipelago, da cui molti disperati partono in direzione Mayotte su barche di fortuna rischiando le loro vite per cercarne una migliore, usando questo fazzoletto di terra di meno di 500 chilometri quadrati come trampolino dall'oceano Indiano all'Europa. O anche il malessere degli imam locali, che temono un controllo più stretto da parte delle autorità parigine in una zona dove l'influenza iraniana si è fatta più forte negli ultimi anni. O l'opposizione delle altre isole dell'arcipelago, appoggiate dall'Unione Africana, che hanno già detto che riterranno nullo il risultato del refendum perché si tiene in «un territorio occupato». Molto più praticamente, c’è anche la necessità di creare un'anagrafe in un posto dove le persone non usano i cognomi.

Per risolvere il problema si è pensato di ricorrere a dei patronimici: e se ci sono stati molti Zidane e qualche Chirac, ancora non si registrano né dei Sarkozy né degli Obama fra i 75mila iscritti nei 17 comuni dell'isola che oggi si recheranno a votare.

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