Oggi la madre di Brenda sarà ascoltata dai magistrati

Ha pregato qualche minuto per il suo «Deu», nascondendo le lacrime dietro un paio di grossi occhiali scuri. Così la madre chiamava il trans brasiliano ucciso il 20 novembre, conosciuto invece nell’ambiente della prostituzione come Brenda. Ieri mattina intorno alle 12.30 Azeneta Mendes Paes è entrata nell'appartamento di via Due Ponti, dove viveva e dove è morto il figlio. E lo ha fatto accompagnato dalla sorella e sorretta dai due avvocati difensori.
Non ha voluto rilasciare dichiarazioni davanti alla folla di fotografi e giornalisti, che l’attendevano per rubare qualche immagine del suo dolore. Per lei hanno parlato i legali. «Riteniamo che la mamma e la zia di Brenda possano avere elementi utili per gli investigatori, per questo domani (oggi per chi legge, ndr) ci recheremo in Procura», ha spiegato l’avvocato Walter Biscotti. Esisterebbero infatti alcune e-mail tra il trans e i parenti che potrebbero interessare i magistrati.
«Stiamo attendendo il via libera per il rimpatrio della salma - ha aggiunto l’avvocato Nicodemo Gentile -. I risultati degli esami istologici e tossicologici non sono ancora pronti. Oggi parleremo con i medici legali per capire quando sarà possibile ottenere il nulla osta per il successivo seppellimento. La madre di Brenda vuole giustizia e verità che spetta a tutte le persone, a prescindere dal loro status». La donna ha lasciato un mazzo di fiori bianchi nella casa del rogo. Poi, insieme ad alcuni trans e alla sorella, si è recata nell’abitazione di China, l’amica del cuore del figlio. E, dopo qualche minuto, dal balcone al terzo piano ha lanciato petali di fiori gialli. Il momento più difficile, però, è stata la tappa all’obitorio, dove la salma è ancora a disposizione dei medici legali. Lì è rimasta un’ora e mezza, prima di scomparire a bordo di un suv nero, protetta dalle persone che tenevano al figlio.
Intanto ieri l’avvocato Luca Petrucci è sceso in campo per proteggere Piero Marrazzo, che secondo alcune ricostruzioni giornalistiche sarebbe stato tirato in ballo dalla vittima durante un ricovero al Villa San Pietro. In quell’occasione Brenda, spazientita per l’attesa, si sarebbe rivolta al personale medico dicendo di essere la fidanzata dell’ex presidente della Regione.
«Il mio assistito - ha sottolineato Petrucci - intende ribadire con forza come le circostanze riportate da alcuni giornali siano completamente false e prive di qualsiasi fondamento.

Né l’ex presidente, né persone del suo staff, infatti, hanno mai accompagnato, o si sono interessate alle vicende di personaggi che, per loro motivi, siano stati soccorsi in un pronto soccorso della capitale».
Vladimir Luxuria, invece, ieri ha lanciato un appello ai familiari di Brenda, chiedendo che venga rispettata l’identità del trans «anche da morta».

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