Parlare con «una sola voce» e agire «in modo unitario». Non è stato certo casuale l’appello lanciato ieri dal presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, alla vigilia del vertice dei capi di Stato e di governo dei 27. In due giorni, l’Europa si gioca una partita importante, in un momento di rinnovate tensioni sui mercati. Il Portogallo è riuscito a collocare ieri bond per 500 milioni di euro solo garantendo tassi quasi doppi rispetto all’asta di inizio novembre (dall’1,8 al 3,4%), gli spread sono tornati a livelli record mentre Moody’s ha messo sotto osservazione il debito spagnolo per un possibile declassamento e Ficht ha tagliato il rating delle casse di risparmio iberiche. Ma non solo.
La coesione tra i Paesi membri, da sempre difficile, è resa ancor più fragile dall’atteggiamento del cancelliere tedesco Angela Merkel, giudicato da molti anti-europeista, e dal no dell’asse franco-tedesco alla proposta degli Eurobond avanzata dal nostro ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e da Jean-Claude Juncker. Così, il summit rischia di andare meno bene del previsto.
L’agenda del summit di Bruxelles prevede la discussione sul fondo salva-Stati permanente, destinato a rimpiazzare alla fine del 2013 l’attuale meccanismo di stabilizzazione finanziaria (Efsf) di cui ha beneficiato l’Irlanda (proprio ieri il parlamento di Dublino ha dato il via libera al salvataggio Ue-Fmi). Un accordo di massima, con l’intesa di una modifica limitata del Trattato di Lisbona, sembrava essere stato già raggiunto nei giorni scorsi. Restava, semmai, da trovare la convergenza sull’ipotesi di riservare una dote finanziaria più ampia rispetto a quella dell’Efsf, pari a 750 miliardi (quota dell’Fmi compresa). L’idea è oggetto di dibattito, piace al presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, ma è stata bocciata da tedeschi e francesi, anche se l’irrobustimento del fondo potrebbe essere l’arma giusta per disarmare la speculazione. Ieri la Merkel si è presentata al Bundestag di Berlino senza propositi bellicosi: «Non lasceremo nessuno da solo, non lasceremo fallire nessuno», ha assicurato. Ma il cancelliere ha poi subito alzato il tiro: «Per me - ha sottolineato - è importante che l’aiuto finanziario sia concesso in futuro solo come ultima risorsa».
Un diktat che ha irritato alcune fonti europee, visto che la bozza di conclusioni del vertice sottolinea che l’assistenza finanziaria verrà concessa sotto «una rigida condizionalità». E anche sugli Eurobond, la Merkel mantiene una posizione d’intransigenza: «Non sono una soluzione alla crisi», ha ripetuto. Dall’altra parte della barricata, Juncker insiste: la proposta andrà avanti, perché «siamo di fronte a una crisi sistemica e servono risposte sistemiche». Il numero uno dell’Eurogruppo intende sottoporre la proposta al vertice di oggi, «se me ne sarà data l’occasione».
Il dibattito dovrebbe inoltre ruotare attorno alle riforme del Patto di stabilità e della governance economica dell’euro zona, senza ancora arrivare a nessuna conclusione, e dunque senza il rischio di decisioni che penalizzino l’Italia per il problema del debito pubblico.
Ma il ministro degli Esteri, Franco Frattini, lancia comunque un avvertimento: «Se l’Italia, che ha i conti assolutamente in ordine, non dovesse trovare» nei meccanismi delle nuove regole anti-crisi europee «i fattori mitiganti» del debito pubblico (come la valutazione del debito privato) e dovesse invece trovare «delle rigidità non previste», «potrebbe opporsi, perché è una decisione che prevede l’unanimità».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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