Gli operai dell’Alfa esistono ancora e bloccano l’autostrada

Autostrada A4, dieci e mezza del mattino. Le auto vanno a passo d’uomo, non si capisce perché. Poi, all’altezza dello svincolo con Como, la polizia blocca la strada e spiega agli automobilisti furenti: «Stanno manifestando gli operai di Arese». E di colpo ci si sente catapultati indietro nel tempo, a vent’anni fa. «Gli operai di Arese? - ci si chiede da dietro il finestrino -. Ma perché, esistono ancora?». Ce li eravamo dimenticati, avevamo assistito alle loro ultime manifestazioni, sempre più sfilacciate, sempre più deserte. Eppure eccoli rispuntare dal passato. «L’Alfa deve vivere» recita il loro striscione, quasi anacronistico. Si sa che da anni gli uffici di Arese sono stati dismessi e che i tempi d’oro dell’Alfa Romeo sono passati da un pezzo, da quando, all’inizio degli anni Novanta, la produzione è stata trasferita.
Ma gli irriducibili dell’Alfa protestano. Saranno sì e no trecento persone ed hanno bloccato per quasi un’ora l’autostrada A8 Milano-Laghi all’altezza del casello di Lainate, per dire no al trasferimento a Torino del Centro Stile e Progettazione dal prossimo 3 gennaio. Un piano che coinvolge 229 lavoratori dell’Alfa Romeo di Arese, già in cassa integrazione, ai quali è stato proposto il trasferimento in Piemonte. La manifestazione, organizzata dalla Fiom-Cgil e dallo Slai-Cobas, è partita dai cancelli della fabbrica per dirigersi verso l’autostrada dove si è tenuto un comizio dei sindacalisti. «Centinaia di lavoratori hanno il posto minacciato - ha detto Enzo Masini, coordinatore nazionale auto della Fiom - e l’unica strada per noi è quella della battaglia per impedire la smobilitazione. Fiat deve continuare a investire nel nostro Paese». Alla manifestazione hanno partecipato i dipendenti di altre ditte che hanno sede ad Arese, dalla Innova alla Caris, minacciate, secondo i sindacati, «dalle future speculazioni edilizie sull’area». Presenti anche i lavoratori della Iveco di Pregnana Milanese. «Chiediamo un intervento immediato di Formigoni e vogliamo che si porti avanti questa battaglia anche per dare una prospettiva ai giovani della zona», ha spiegato Corrado Delle Donne, immancabile coordinatore dello Slai-Cobas.
Patrizia Marafioti, che lavora all’Alfa di Arese da 21 anni, è una dei dipendenti che hanno detto no al trasferimento a Torino: «Ho due figli e non riuscirei più a stare con loro se dovessi fare la pendolare da Bollate al Piemonte». I sindacati torneranno in presidio davanti ai cancelli giovedì mattina, contro quello che considerano «un licenziamento mascherato». E la prossima settimana organizzeranno un presidio davanti al Pirellone.
Tuttavia le loro proteste, seppur giuste, sembrano appartenere a un’epoca passata.

Il trasferimento in Piemonte del centro Stile e Progettazione sancisce di fatto la fine dell’Alfa a Milano. Per evitarlo, a fianco degli operai, scende anche Mario Agostinelli, capogruppo in Regione della sinistra Unaltralombardia, che sprona a riprendere in mano il progetto della mobilità sostenibile.

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