Ora il Fisco dà la caccia alle mance dei camerieri

Sotto indagine gli extra, mai dichiarati, incassati dal personale di alberghi e ristoranti. E certi tenori di vita che sembrano sospetti. Inchiesta concentrata sugli hotel di lusso di Venezia

Ora il Fisco dà la caccia 
alle mance dei camerieri

Venezia - Lo schema è piuttosto semplice e collaudato. Dunque, caro portiere di questo leggendario albergo a 5 stelle extra lusso, mi darebbe un consiglio su dove poter cenare come si deve a lume di candela? E poi mi organizza un giro in gondola tipo «Venezia, la luna e tu»? Se, infine, mi indica il miglior negozio di Murano dove poter acquistare una vera opera d’arte in vetro, le sarei infinitamente grato. Segue piccolo, o grande, riconoscimento in denaro.

Chiamiamola mancia, per cominciare. A cui seguiranno, però, le «commissioni» riconosciute dai titolari di tutti gli esercizi commerciali che avranno usufruito dei consigli un tantino interessati. Domanda? Tutti questi introiti extra-stipendio vengono inseriti nella denuncia dei redditi? Ovviamente no, e così la Guardia di finanza di Venezia, secondo quanto riferisce Il Gazzettino, ha deciso di andare a caccia anche di questi evasori fiscali.

Non tutte le mance sono uguali, però. Perché vien da sorridere se dipingiamo il cameriere marocchino della pizzeria all’angolo come un incallito evasore solo perché non dichiara i due euro che gli lasciamo una volta alla settimana. Quanto può farci in un mese contando tutti i clienti? Cento euro? «Quando gli va di lusso - osserva Oscar Zago, presidente degli albergatori di Vicenza -. E anche i camerieri dei miei alberghi (uno a Vicenza e uno a Verona) non diventano certo ricchi. Piuttosto, e parlo sulla base dei racconti di colleghi, nelle grandi città d’arte, soprattutto nelle strutture di lusso, che ospitano clienti danarosi, succede che il portiere d’albergo, per dirne una, diventi una professione da tramandare di padre in figlio. Perché è lo stipendio ufficiale che rischia di diventare una mancia, se paragonato con gli introiti extra».

La Tenenza lagunare della Guardia di finanza ha deciso di indagare in maniera generale sul fenomeno. Perché, se in altri Paesi (vedi gli Stati Uniti che nello scontrino della carta di credito lasciano uno spazio bianco in cui il cliente è obbligato a indicare la tip, la mancia, che in realtà è il costo del servizio) l’importo assegnato al cameriere a fine mese viene incluso nella denuncia dei redditi dal sistema stesso, in Italia bisognerebbe invece autodenunciarlo e inserirlo nel modello reddituale. Un’impresa impossibile a queste latitudini.

Per questo l’indagine avviata dalle Fiamme gialle pare assai complicata, anche se par di capire che sia indirizzata più a individuare i reati fiscali di chi lavora in posizioni privilegiate nelle grandi strutture, a cui sarebbe possibile contestare un tenore di vita incompatibile con il reddito imponibile che compare in cima al modello 101.

«Trent’anni fa cominciai a lavorare come semplice impiegato alla concierge di un grande albergo milanese - racconta un portiere d’albergo veneto - e ricordo che mi venivano affidate le mansioni più incredibili da parte dei clienti, tipo andare a prendere una medicina in una farmacia di Roma. Al ritorno mi davano 300 mila lire per il disturbo. Dico la verità, a fine mese mi dimenticavo perfino di andare a ritirare il mio stipendio da quanto avevo guadagnato con questi favori».

«Va bene tutto - osserva Marco Michielli, presidente di Confturismo Veneto e albergatore nel Veneziano - ma credo che mettersi a indagare su questo filone non possa condurre molto lontano. Anche perché questa storia delle “stecche” per i portieri d’albergo è un fenomeno non certo veneziano e nemmeno italiano: succede in tutto il mondo. Come rappresentante degli albergatori non posso fare altro che ricordare che, a livello contrattuale, le mance sono vietate. Ma se lei vuole fare un atto di liberalità a un cameriere perché ha apprezzato il servizio, non vedo come potrei impedirlo. Ed essendo una liberalità, non so come possa essere trattata fiscalmente.

Piuttosto, pensando a Venezia, c’è da vergognarsi pensando agli intromettitori, a quelli cioè che si infilano tra i turisti e rifilano loro truffe memorabili. I portieri d’albergo magari ci guadagneranno pure, ma non si possono permettere di truffare il cliente. Sennò, al posto della mancia, ricevono una denuncia».

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