Ordine d'arresto consegnato, Sallusti in carcere entro trenta giorni

Lunedì i legali, per conto del direttore, formalizzeranno il rifiuto di pene alternative. Una nuova legge entro 30 giorni o il direttore andrà in carcere

Ordine d'arresto consegnato, Sallusti in carcere entro trenta giorni

Milano - Un po’ lenta ma inesorabile, la macchina carceraria della giustizia si prepa­ra a stringersi ai polsi del direttore del Giornale Alessandro Sallusti.Ie­ri­mattina si compie l’ul­timo atto prima dell’arre­sto di Sallusti, condanna­to­a quattordici mesi di car­cere senza condizionale per la diffamazione del giu­dice Giuseppe Cocilovo. Alla porta dei difensori del giornali­stabussanogli­ufficialigiudizia­ri inviati dalla Procura di Milano che consegnano l’avviso firmato dal pubblico ministero Chiara De Iorio. A Sallusti viene comunicato che la pena è sospesa per un mese. Da ieri, secondo la Procura mila­nese, tornano a decorrere i trenta giorni in cui il condannato potrà chiedere l’ammissione a pene al­ternative. Se questo non accadrà ­e Sallusti ha già escluso di avanza­re qualunque richiesta di questo genere - tra il 18 e il 19 novembre il direttore del Giornale verrà tradot­to in carcere.

Le ultime incertezze sul destino di Sallusti svaniscono ieri, quan­do lo stesso giornalista annun­ci­a asciutto sul suo profilo Twit­ter: «Ricevuto notifica senten­za di arresto ». La notizia trova poco dopo conferma negli ambienti giudiziari. E con­sente di ricostruire con qualche dettaglio in più la sequenza degli eventi di quest’ultimo mese.È una sequenza in cui era sembrato di co­gliere i segnali di qualche rallenta­mento della prati­ca, come se la ma­gistratura voles­se dare­il tempo alla politi­ca di trovare una soluzione alterna­tiva.

Invece ora si capisce che sono stati solo i consueti tempi tecnici della burocrazia a ritardare l’iter. Per la Procura milanese il condan­nato Sallusti è un condannato co­me tutti gli altri, e come tale verrà trattato.
La sentenza definitiva di con­danna è stata emessa dalla Cassa­zione il 26 settembre. Trattandosi di una pena inferiore ai cinque an­ni, da Roma è stata inviata a Mila­no non per fax ma per posta ordina­ria. Il plico parte dalla Cassazione l’1 ottobre. Non si sa esattamente quando arrivi a Milano, ma è certo che impiega un po’ di tempo. Alla fine della settimana scorsa la «pra­tica Sallusti » è sul tavolo del procu­ratore aggiunto Nunzia Gatto, ca­po del pool che si occupa di dare corso alle sentenze: ha il nome va­gamente macabro di «Ufficio Ese­cuzione », sono i pubblici ministeri che si occupano di tradurre in prati­ca - manette, celle, ore d’aria - le condanne emesse dai loro colle­ghi. Mercoledì mattina, poche ore dopo che il disegno di legge che proibirebbe il carcere per i giornali­sti si è arenato al Senato, il decreto viene inviato per posta dalla Procu­ra di Milano agli ufficiali giudiziari di Como. Nel frattempo altri uffi­ciali giudiziari si presentano in Tor­re Velasca, a Milano, nell’ufficio dei difensori. Stamattina il decreto verrà notificato anche a Sallusti in persona.

E adesso? «Non ho bisogno di es­sere rieducato perché mi hanno già educato i miei genitori»,ha det­to Sallusti fin dall’inizio di questa vicenda, e non ha cambiato idea. Nessuna richiesta di affidamento a nessun servizio sociale, dunque. Anzi, lunedì i legali del direttore de­positeranno in Procura una rinun­cia formale a forme di detenzione alternative. A quel punto la Procu­ra si troverà davanti al caso senza precedenti di un condannato che rifiuta scorciatoie e si dichiara pronto ad essere arrestato. «Valu­teremo il da farsi », dicono in Procu­ra.

Ma è verosimile che comunque si scelga di non forzare i tempi, e di attendere comunque che trascor­rano tutti i trenta giorni fissati dal codice di procedura penale. Poi, se la politica continuerà a infischiar­sene, scatteranno le manette.

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