Otto studenti su dieci hanno compagni bulli

Il questore Fiorolli: «Mettere sistemi di videosorveglianza in tutti gli istituti del Paese»

Gianluigi Nuzzi

Il 78 per cento dei ragazzi degli istituti superiori subisce prepotenze o è stata testimone di episodi di bullismo. Il 59 per cento, invece, sa che nella scuola che frequenta viene spacciata droga, hashish e marijuana per lo più, ma anche cocaina. Più di 3mila ragazzi di 187 scuole indicano la nutrita tipologia di vandalismi alle quali si assiste ogni giorno: dalle scritte sui muri ai ricatti, fino ai pestaggi. Bullismo, violenza e vandalismo. La scuola italiana ammaina la bandiera, viene declassata, una deriva che fa sbiadire i ricordi dei nonni, quando si andava a lezione in divisa, quando in classe con i banchi separati tra ragazzi e ragazze. Con un incredibile ventaglio di punizioni a disposizione dell’insegnante.
Panorama pubblica la mappa delle cinquecento scuole danneggiate, allagate, incendiate, spogliate di tutto, teatro di violenze sessuali, furti, rapine. Fino alle bombe carta. Il settimanale di Pietro Calabrese raccoglie testimonianze deludenti raccolte tra provveditorati, assessorati e amministrazioni provinciali, forze dell’ordine per una mappatura che pur non mostrando ambizioni di scientificità rimane significativa: una lista comprendente 180 scuole al nord, 95 al centro e 225 nel sud e nelle isole. Con due ricerche realizzate sul fenomeno della violenza giovanile: la prima, realizzata da Manners Ardi con la supervisione del professor Renato Mannheimer, l’altra effettuata dal settimanale con la collaborazione dell’associazione nazionale di giornalismo scolastico Alboscuole.
Nel nord Italia sorprendono i risultati. Sugli atti vandalici, ad esempio. La palma della violenza va a Trieste con 14 scuole, tra istituti superiori e materne, oggetto di incursioni vandaliche mentre la materna Azzurra registra anche furti e allagamenti. Tallonano la tranquilla Parma (9 istituti), Genova, Bologna e Milano. Del resto ormai bulli e bullismo offrono icone nelle scuole, casi di emulazioni, crescita verticale della leadership acquisita non per voti ma per violenza. In Piemonte, il 13 per cento degli studenti intervistati ammette o si identifica con un bullo. Nelle regioni del Centro, il Lazio spadroneggia non con la capitale, dove stranamente ci si ferma a un caso di teppismo e a un allagamento, ma con realtà scolastiche ad elevata tensione tra Latina, Viterbo e Pisa. L’epicentro del fenomeno rimane comunque la Campania, soprattutto Napoli e hinterland.
Difficile trovare ricette efficaci. C’è chi propone i metal detector agli ingressi. Chi vuol introdurre norme più severe. Chi come il questore di Napoli Oscar Fioriolli suggerisce di «tenere aperti gli istituti anche nel pomeriggio e collegarli alla questura con un sistema di videosorveglianza». Insomma il Grande Fratello dovrebbe entrare nelle scuole, spiare gli studenti che si portano via le porte, distruggono le infrastrutture, creano disastri per non studiare.
Purtroppo non esiste una ricetta giusta da applicare a ogni istituto per risalire la china. Anche perché la responsabilità non è sentita come tale da chi assiste alle violenze, e tace. Se si domanda infatti cosa fare davanti agli episodi di bullismo, gli studenti dicono che bisognerebbe parlare a genitori e insegnanti. Ma con maggioranze risicate.

Il 58% ritiene infatti giusto parlarne a casa o ai maestri se si è visto picchiare un compagno. Quindi un 42% tace e invita a tacere. Omertà e silenzio sono ambienti ideali perché il bullismo dilaghi. Su tutti. A iniziare ovviamente dai deboli, dai down.
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it

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