Padova: manca posto in ospedale, rischia la vita E a Grosseto la Curia sfratta una donna incinta

Rimandato cinque volte in una settimana l'intervento su una bimba cardiopatica di appena due anni. Capienza ridotta in ospedale per lavori di ristrutturazione. Scatta l'inchiesta della Regione. In Toscana, una 23enne perde il figlio perché sfrattata dalla Curia

Padova: manca posto in ospedale, rischia la vita 
E a Grosseto la Curia sfratta una donna incinta

Padova «Venite,subito,l’opera­zione la facciamo adesso». La chiamata proveniente dal re­parto di cardiochirurgia pedia­t­rica dell’ospedale di Padova ve­niva accolta dalla famiglia con uno strano mix di gioia, speran­za e paura. Sì, perché in attesa dell’intervento c’è una piccola di due anni di Campolongo Maggiore (Padova) affetta da una malformazione cardiaca. Bisogna intervenire entro il compimento del terzo anno di età, hanno detto i medici a mamma e papà. «Quando c’è posto, vi chiamiamo».

Ecco, la chiamata è arrivata. Peccato che, per motivi legati al­le doverose urgenze e, soprat­tutto, ai soli due posti disponibi­li in t­erapia intensiva nell’avan­zatissimo centro di cardiochi­rurgia pediatrica di Padova, l’in­tervento sia stato rimandato. Passi una volta, ma alla secon­da, dopo l’ennesimo trattamen­to preoperatorio subito dalla bimba, i genitori hanno comin­ciato a preoccuparsi per l’ansia che ogni camice bianco comin­ciava a provocare alla figliolet­ta.

Iniezioni,flebo,sveglia all’al­ba, digiuno, ingresso in camera operatoria, un rito doveroso che diventa però uno stress diffi­cilmente sostenibile per tutti, fi­gurarsi per una bimba di due an­ni. Se poi, al momento del dun­que arriva il contrordine detta­to dalle inevitabili priorità detta­te dall’urgenza quotidiana, lo stress diventa incubo.

Il dramma è che questa trafila di speranza e delusione si è veri­ficata per cinque volta di fila, dal 7 al 15 giugno. «Pronti, via, adesso la operiamo». «No, scu­sateci, dobbiamo fare altro, sa­rà per la prossima volta». Il pa­pà, un artigiano di 37 anni, non ce l’hafatta più e,pur senza col­pevolizzare i medici, per i quali ha parole di grande stima, al quinto stop è sbottato.

«Mia figlia non ce la fa più a sopportare la preparazione di un intervento che non arriva mai - ha raccontato al Mattino di Padova - . Ha solo due anni, sta subendo continui traumi. Ci hanno spiegato che non si tratta di un’operazione urgen­te, ma sono trascorsi sei mesi dalla diagnosi: deve diventare un caso grave per poter entrare in sala operatoria?».

Giovanni Stellin, direttore dell’Unità operativa di cardio­chirurgia pediatrica, consape­vole del grave disagio arrecato alla bimba e ai familiari per l’en­nesimo rinvio, ha voluto comu­nicare personalmente il quinto 'disguido'. «Non ci sono parole o scusanti per quanto accaduto - ha spiegato - ma siccome i po­sti in rianimazione sono ridotti a due a causa di alcuni lavori di ristrutturazione, l’equipe è costretta a cancellare certi inter­venti di fronte a un’urgenza improvvisa». Ma può capitare nel centro di eccellenza di Padova? «Facciamo 300 interventi l’an­no- precisa Stellin - dovremmo avere almeno sette posti di tera­pia intensiva».

L’assessore regionale alla Sa­nità, Luca Coletto, ha voluto parlare col papà della piccola e, dopo essersi scusato («Gli ho as­sicurato che lavoreremo presto perché tutto ciò non si ripeta più»), ha incaricato il segretario regionale per la Sanità, Dome­nico Mantoan, di costituire un gruppo di esperti per verificare la situazione del reparto. «Non intendiamo gettare la croce ad­dosso a nessuno- precisa Colet­to- ma vogliamo vederci chiaro fino in fondo e far sì che vi venga posto rimedio.

Non è certo am­missibil­e che un piccolo pazien­te possa essere sottoposto al cal­vario di questa bambina, moti­vo per cui tutto quel che serve dovrà essere fatto, e in fretta».

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