Padova multa chi compra droga ma poi non incassa neanche un euro

Lo sceriffo Zanonato? Solo chiacchiere e distintivo. Ma dài, il sindaco della sinistra che non disdegna di fare il leghista quando serve? L’intenzione è sacrosanta, i risultati non sempre all’altezza. Un esempio? L’ordinanza antidroga. Sì, insomma, visto che la legge non prevede punizioni per chi si compra la modica dose giornaliera per uso personale, ci pensa lo sceriffo padovano a emettere un’ordinanza coi fiocchi: 500 euro di multa a chi «acquista o riceve sostanze stupefacenti o psicotrope nelle aree pubbliche o aperte al pubblico insistenti in zone residenziali a Padova». La filosofia è la stessa usata per l’ordinanza antilucciole, la differenza è l’incasso: sulle 60 multe inflitte dai vigili padovani ai tossici sorpresi in flagranza di... consumo, nessuno ha mai pagato un centesimo.
È il magrissimo bilancio di questi 14 mesi in cui è rimasta in vigore questa ordinanza che aveva lo scopo di cacciare i drogati dalle piazze padovane, brulicanti di personaggi in cerca di autore e di pusher. Così come il tentativo di punire la clientela delle prostitute aveva riscosso il plauso della maggior parte dei padovani benpensanti (che anche per questo hanno rieletto Zanonato a sindaco per un altro mandato), allo stesso modo anche la paletta rossa sbattuta in faccia ai tossici con l’escamotage dell’ordinanza era stata accolta col plauso dei moderati e con lo sdegno dei no global. Così va il mondo. Poi però guardi il conto e ti accorgi che il piatto piange.
Il giorno stesso dell’entrata in vigore del provvedimento scaccia-drogati, alla fine di gennaio 2009, i vigili pizzicarono il primo trasgressore, un padovano di 46 anni, a cui venne consegnato il classico bollettino postale con l’importo prestampato: 500 euro. L’uomo era stato visto mentre, poco distante dalla stazione ferroviaria, stava per prepararsi una «pistina» di coca. Bingo, ecco i primi 500 euro.
Ecco, qui sta l’inganno: quel signore non andò mai in posta a fare il pagamento dei 500 euro dovuti. Così come nessuno dei successivi 59 tossici beccati dai solerti vigili si è nemmeno sognato di mettere mano al portafogli. Ci potrebbe essere, in punta di diritto, una giustificazione plausibile: lo stesso sceriffo Zanonato, che sotto il distintivo ha pur sempre un cuore di centrosinistra, aveva infatti sparato una contrordinanza che annullava la multa a coloro che avessero accettato di rivolgersi al Sert e intraprendere un cammino di disintossicazione. Non risulta però che i multati abbiano fatto questa scelta.
E allora? «Se i trasgressori non dovessero pagare - ha spiegato l’assessore alla polizia municipale Marco Carrai al Gazzettino - le multe vanno direttamente a ruolo e quindi, prima o poi, dovranno essere corrisposte. Mi pare evidente che un provvedimento di questo genere non sia stato pensato per far cassa. Né io, né il sindaco quando abbiamo deciso di adottare l’ordinanza, c’illudevamo di risolvere i nostri problemi di bilancio. La ratio di questo dispositivo è di tutt’altra natura.

Ci siamo resi conto che i Comuni praticamente non hanno alcun strumento per far fronte a un fenomeno drammatico come quello della tossicodipendenza e per questo abbiamo cercato di dare il nostro contributo facendo ricorso ai pochi appigli che ci vengono forniti dalla legge».
Il sospetto è che, al di là delle buone intenzioni, il succo del discorso si riduca a un bel po’ di chiacchiere guarnite dal distintivo da sceriffo, di cui Zanonato rivendica il copyright, sventolato con orgoglio.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica