Ha fretta di uscire dal circuito mediatico Beppino Englaro. Per lui la battaglia in prima linea per sua figlia Eluana si è chiusa col pronunciamento della Corte dAppello civile di Milano: «Ho lottato fino a ieri (giovedì, ndr) per arrivare alla sentenza -, ora non è più necessario, è tutto chiaro - ha detto -. La vicenda umana deve rientrare nel privato a questo punto. E lì rientrerà», ha insistito per spiegare la rinuncia a portare in tv il dramma della sua famiglia e la testimonianza di questo controverso epilogo.
Eppure è difficile che il caso di Eluana rientri nel privato. La questione riguarda la vita e la morte, e così il destino di decine di malati terminali (25 quelli che a marzo hanno protestato con uno sciopero della fame «contro lindifferenza dello Stato» per la loro condizione). Il vuoto legislativo del nostro ordinamento finisce per alimentare il dibattito tra scienza ed etica e la sentenza milanese ha provocato la reazione del Vaticano, che ha definito «grave» la decisione di sospendere lalimentazione di Eluana e che ha spinto il neopresidente della Pontificia Accademia per la vita, monsignor Rino Fisichella, a sostenere che i giudici di Milano hanno giustificato «di fatto unazione di eutanasia». Così Englaro non ha potuto fare a meno di replicare. Lo ha fatto a modo suo, cercando soprattutto di circoscrivere la questione ai desideri di sua figlia: «Quello che dice il Vaticano vale per il Vaticano, quello che diceva mia figlia vale per mia figlia». È questa, insomma, lunica cosa che conta per papà Beppino. Che non vuole entrare in polemica, che precisa di avere «massimo rispetto per quello che dice il Vaticano», ma che cita poi il catechismo della chiesa cattolica dellallora cardinale Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI, quando diceva che «linterruzione di procedure mediche dolorose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati ottenuti può essere legittima». «Secondo voi - insiste di fronte ai microfoni di Sky Tg24 - questo non corrisponde alla situazione di Eluana?».
Inevitabilmente anche papà Beppino entra nel vivo della questione, quella delle scelte di uno Stato, e difende la sentenza: «La Corte Suprema di Cassazione ha enunciato questi principi di diritto attinenti pienamente alla Costituzione e per uno Stato laico e civile come lItalia questo è sufficiente». Una replica meno conciliante rispetto ai toni usati nelle precedenti dichiarazioni, probabilmente la risposta allOsservatore romano che ha definito «discutibile» «il potere di vita e di morte che di fatto viene attribuito alla figura del tutore».
Per la famiglia della donna ora è tempo di fermare le polemiche.
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