«Paidoss»: allarme vaccini. I genitori si fanno spaventare dal Dottor Internet

I dati in un convegno dei pediatria Napoli: sono 4 su 10 i genitori che temono oltremisura gli effetti collaterali dei vaccini per i loro figli. Meno di uno su 3 protegge i bambini contro il meningococco C e appena uno su 10 sceglie l'antinfluenzale

«Il Dottor Internet produce guai inimmaginabili, alimenta nei genitori la grande paura per i vaccini». Parla chiaro Giuseppe Mele, presidente di Paidoss,l' Osservatorio Nazionale sulla salute dell'infanzia e dell'adolescenza che in un convegno a Napoli ha lanciato l'allarme su questo fenomeno sempre più diffuso.
É una paura ingiustificata, assicurano gli esperti, eppure ben 4 genitori su 10 temono oltremisura gli effetti collaterali dei vaccini per i loro figli e troppi li evitano.
A volte anche i medici di famiglia, i pediatri, non contrastano a dovere i timori legati ad una scarsa o distorta informazione e un 10 per cento di loro non è convinto della necessità dei vaccini.
Per questo, secondo Mele, ci vorrebbe per i camici bianchi una formazione specifica in questo campo.
Il primo Forum Internazionale di Paidòss ha presentato la sua indagine su 105 famiglie e 255 pediatri che hanno in cura oltre 800 mila bambini, al convegno svoltosi in questi giorni a Napoli sul tema: «L'evoluzione della specie. Giovani alieni per famiglie in dissolvenza».
Si è parlato di bambini e di adolescenti che vivono in famiglia «vite parallele», senza che spesso i loro mali e i loro problemi siano compresi e affrontati coerentemente da padri e madri.
Mentre i piccoli «nativi digitali» a volte accumulano tecnostress esagerando nell'uso di tv, compluter, cellulari e tablet e manifestano sintomi preoccupanti come l'insonnia, i loro genitori nel 90 per cento dei casi frequenta internet alla ricerca di informazioni non ufficiali e troppo spesso si fa convincere dai siti antivaccinazioni.
Così, molti vengono suggestionati da voci non meglio identificate che accusano i vaccini di provocare non solo la febbre, ma le convulsioni, l'autismo, malattie autoimmuni, reazioni allergiche, sclerosi multipla e altre patologie neurologiche, perfino tumori, senza portare prove scientifiche.
« Il vaccino è la più grande scoperta dei nostri tempi - dice Mele-, la più importante dopo il fuoco. E' certo il beneficio per sventare i rischi derivanti dalle malattie che combattono, eppure 4 genitori su 10 si fanno bloccare dalla paura».
I medici consigliano per 9 bambini su 10 i vaccini, ma poi mamme e papà troppo spesso non seguono le indicazioni, anche quando si tratta di combattere le malattie più temute: meningite ed epatite A sono ai primi posti con poliomielite e tetano, seguite da morbillo, pertosse e varicella, mentre l'influenza è all'ultimo posto fra le preoccupazioni di mamme e papà.
Succede allora che meno di un genitore su 3 protegge i figli contro il meningococco C e appena uno su 10 sceglie l'antinfluenzale.
In diversi Paesi, come il Regno Unito, si raccomanda la somministrazione del vaccino contro l'influenza anche ai più piccoli in età scolare, ma in Italia questo rimane uno dei più disattesi.
L'indagine di Paidoss rileva che ben il 23 per cento dei genitori ha paura che gli effetti immediati dei vaccini possano essere rischiosi e c'è un 18 per cento che teme le conseguenze a lungo termine.
Ecco perchè non tutti scelgono la via della prevenzione. Come dicevamo, solo il 60 per cento fa fare ai figli il vaccino per morbillo, parotite e rosolia ( MPR), circa il 50 per cento quello contro lo pneumococco e meno di uno su tre sceglie anche il vaccino per il meningococco C (uno dei virus che causano la meningite).
Nonostante il rapporto di evidente fiducia fra famiglie e medici, il ricorso alle vaccinazioni resta scarso.
«Ma l'"antidoto" a questi infondati timori - spiega Mele- può essere proprio il pediatra, a cui rivolgersi per chiarire dubbi e incertezze».
Aurelio Occhinegro, responsabile del coordinamento scientifico dell'indagine di Paidoss, ammette che c'è un altro problema.
«Nella pratica, pochi medici di famiglia riescono a eseguire le vaccinazioni sui propri assistiti: l'antinfluenzale viene fatta dal 20% dei pediatri, le altre da meno del 10% . Il peso delle vaccinazioni ricade quasi sempre sulle ASL, mentre sarebbe opportuno che il pediatra del bambino potesse anche vaccinarlo, così da avere un rapporto diretto con la famiglia anche in questo importante momento di prevenzione».
Le cause di questo stato di cose sono state indagate anch'esse nell'indagine: il 27% dei medici ammette di avere ambulatori troppo affollati, il 10% non ha tempo, altri lamentano che i prodotti costano troppo e non sono passati dalla Regione.
E poi, c'è quel 10% di medici non del tutto convinto dell'efficacia dei vaccini.


«É importante - sottolinea Occhinegro-non abbassare la guardia e continuare a formare i colleghi sull'opportunità della prevenzione delle malattie attraverso questi strumenti di salute, in modo che diventino ambasciatori di informazioni corrette per le famiglie e vengano combattute le notizie prive di fondamento, che mettono a rischio il benessere di tutta la comunità».

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