Palermo, avvocato indagato per concorso esterno: penalisti in rivolta

La posizione di Nino Mormino, noto penalista ed ex parlamentare di Forza Italia, era stata archiviata nel 2005, ma è stata riaperta per un «pizzino» di Massimo Ciancimino. Da qui la protesta dei colleghi: «No a questo genere di condizionamenti»

Gridano al tentativo di condizionamento dell'attività dei difensori. Denunciano che è in atto un vero e proprio atto intimidatorio della categoria. Ribadiscono che non si faranno criminalizzare. Insomma, non ci stanno.
Acque agitate da alcuni giorni nell'avvocatura palermitana. La camera penale del capoluogo siciliano è entrata in agitazione a causa della riapertura dell'indagine per concorso esterno in associazione mafiosa a carico di uno dei più noti e stimati penalisti della città - ha difeso, tra gli altri, anche il senatore Marcello Dell'Utri - l'avvocato Nino Mormino. Il fascicolo è stato riaperto lo scorso 30 ottobre, a causa di un "pizzino"che si presume scritto dal boss Bernardo Provenzano a Vito Ciancimino e che è stato consegnato ai magistrati dal figlio Massimo. Nel bigliettino, a proposito di un provvedimento di condono, si fa riferimento all'«avv.» che può essere d'aiuto sottoscrivendo il provvedimento di legge. E l'«avv.», per gli interpreti del biglietto, potrebbe essere Mormino che all'epoca era parlamentare. Di qui la riapertura dell'indagine a carico del penalista, che è stato anche presidente della commissione Giustizia.
Comprensibile il putiferio che la notizia della riapertura dell'inchiesta ha fatto scoppiare nell'avvocatura. La camera penale di Palermo è intervenuta con un documento ufficiale e anche ieri si è svolta un'animata assemblea, che si è svolta a Palazzo di Giustizia. La Camera penale, presieduta da Roberto Tricoli, ha ribadito che «reagirà con veemenza anche con l'attenzione dall'attività professionale ad ogni tentativo di criminalizzare l'attività professionale non distinguendo il ruolo del difensore da quello degli assistiti, tale modus operandi - si legge in un documento - pare ravvisarsi nel caso specifico laddove l'indagine trova fonte nel legittimo esercizio del mandato difensivo, che l'attività dell'avvocato, talvolta anche per ragioni politiche, viene equivocata e strumentalizzata compromettendo la serenità, la credibilità e la stessa libertà di difesa ribadisce che l'avvocato penalista tutela il diritto del cittadini imputato e non il delitto». Per eventuali altre iniziative si attende l'esito della relativa indagine che viene condotta a tutela dell'avvocato Mormino da parte del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Palermo. I penalisti palermitani hanno detto di essere pronti a tutto, anche all'astensione dalle udienze. Durante l'assemblea l'avvocato Mormino si è detto sereno e tranquillo rispetto ai fatti per i quali la Procura lo ha iscritto nel registro degli indagati. In particolare, secondo alcuni documenti forniti da Massimo Ciancimino, Mormino nella sua veste di deputato di Forza Italia avrebbe sottoscritto una proposta di legge per indultare o condonare i reati di mafia che secondo Ciancimino junior sarebbe tornata utile a suo padre.

«Io - ha detto Mormino- non ho sottoscritto nessun progetto di legge, come dimostrano anche le dichiarazioni dell'avvocato Giuliano Pisapia che invece si era impegnato in questo senso già a partire dal 2000. Inoltre secondo una consulenza del pm sui documenti forniti da Ciancimino emerge che questi non sarebbero stati scritti con nessuna delle macchine da scrivere in possesso di Bernardo Provenzano».

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