Palermo - Scandalo in Sicilia, dove il deputato regionale del Pd Gaspare Vitrano è stato colto in flagrante mentre, in pieno centro a Palermo, intascava diecimila euro in contanti. Secondo la polizia si tratterebbe di una tangente consegnatagli da un imprenditore del settore fotovoltaico e avrebbe permesso di velocizzare una pratica per un impianto di Roccamena. Il deputato, 49 anni, è ora accusato di concussione ed è stato interrogato tutta la notte. L’indagine è coordinata dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituti Maurizio Agnello ed Emanuele Ravaglioli che una settimana fa avevano raccolto la denuncia dell’imprenditore. Vitrano, che all’Ars svolge il ruolo di deputato segretario, è anche avvocato ed era stato eletto nel 2008, per la terza legislatura, con 13450 preferenze. Tra i suoi ruoli istituzionali c’è anche quello di componente della commissione Attività produttive. Ora dovrebbe essere sospeso dal partito e dall'Assemblea.
Arrestato anche il mediatore In carcere con il deputato è finito anche un ingegnere, Piergiorgio Ingrassia, che secondo l’accusa avrebbe fatto da "mediatore" tra il politico e l’imprenditore. All’appuntamento con Vitrano, l’imprenditore del fotovoltaico si è presentato puntuale, alle 17, con la mazzetta di banconote fotocopiate in precedenza e una microspia. Ingrassia è arrivato in moto e insieme hanno atteso il deputato. Gli agenti hanno avuto modo di ascoltare in diretta le pressioni di Ingrassia per indurre l’imprenditore a pagare la tangente. "Se non paghi non potrai più lavorare", avrebbe detto Ingrassia nel colloquio al bar. Solo verso le 18 e arrivato, con l’auto blu, Vitrano che ha invitato Ingrassia e l’imprenditore a seguirlo negli uffici dell’Azienda sanitaria provinciale di Palermo, in via Cusmano. Gli investigatori sospettano che Vitrano ritenesse l’Asp un luogo più "sicuro". Proprio lì ha ricevuto dalla vittima una busta con le banconote. Subito dopo, nell’atrio degli uffici dell’Asp, hanno fatto irruzione gli agenti ai quali Vitrano ha consegnato la busta.
Un altro politico coinvolto Gaspare Vitrano, però, non sarebbe l'unico politico coinvolto in questa vicenda. L’episodio, infatti, farrebbe parte di una cornice più ampia, di quello che secono gli investigatori è un consolidato "sistema" di corruzione che nel settore delle energie alternative imponeva agli imprenditori il pagamento di tangenti in cambio dello snellimento dei tempi per il rilascio delle autorizzazioni. Spesso venivano creati artificiosi ostacoli burocratici per indurre i titolari delle imprese interessate alla installazione di impianti fotovoltaici a pagare le mazzette secondo un preciso
"tariffario". Secondo le indiscrezioni l'altro politico apparterrebbe alla stessa area politica di Vitrano. La sua posizione è al vaglio degli inquirenti, ma al momento non è formalmente indagato. Il suo nome salta fuori nelle ntercettazioni dei protagonisti del pagamento della mazzetta. Ingrassia avrebbe detto all'imprenditore: "I soldi non vanno a me ma ad altri che hanno potere". Il pagamento della mazzetta, secondo l’inchiesta, non sarebbe legato direttamente allo sblocco di pratiche amministrative ma alla possibilità di continuare a operare nel settore delle energie alternative.
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