In Puglia sullo scooter rubato a Palermo nel '95: guineano nei guai

Ha tentato di scappare alla vista dei carabinieri pugliesi che lo hanno inseguito e bloccato. Lo scooter riconsegnato al proprietario palermitano

In Puglia sullo scooter rubato a Palermo nel '95: guineano nei guai

Non poteva credere a quello che gli stavano raccontando i carabinieri al telefono. I militari di Trinitapoli, un paese nella provincia di Barletta-Andria-Trani, avevano ritrovato il suo motorino rubato. E fin qui nulla di strano. Succede che i carabinieri riescano a ritrovare scooter rubati. Il fatto strano è che questo scooter era stato rubato a Palermo nel 1995, cioè 24 anni fa, come scritto in una denuncia depositata dal proprietario proprio ai carabinieri. A finire nei guai per ricettazione è stato un 25enne guineano, sottoposto "a fermo di indiziato delitto", che aveva insospettito i carabinieri impiegati in un servizio perlustrativo poiché viaggiava sulla provinciale 6, in sella ad un ciclomotore Piaggio Vespa privo di targa. Dopo aver ignorato l’alt dei militari, ha tentato la fuga, ma è stato bloccato poco dopo. A quel punto sono scattati gli approfondimenti dei carabinieri su quella Vespa.

E così i carabinieri hanno scoperto che lo scooter era stato rubato nel 1995 a oltre 400 chilometri di distanza, in provincia di Palermo. E' stato quindi recuperato per la restituzione al legittimo proprietario, che di sicuro sarà stato il più sorpreso di tutti in questa bizzarra vicenda, che si è visto riconsegnare il motorino quando ormai aveva perso le speranze. Il 25enne è stato fermato e, su disposizione della autorità giudiziaria, è stato portato in carcere a Foggia. Il ragazzo, irregolare sul territorio nazionale, è stato segnalato alle autorità competenti per le conseguenti procedure di espulsione dal territorio dello Stato. Ancora difficile da capire come la Vespa abbia compiuto questo lunghissimo percorso, attraversato lo Stretto e raggiunto la Puglia.

Il furto di moto e scooter è, almeno dal 2013, affare di una rete sfuggente e difficile da individuare, dove a farla da padrone c’è la criminalità ucraina e moldava da un lato, e quella nigeriana e ghanese dall’altro, come rivela un'inchiesta di DueRuote. A differenza delle organizzazioni criminali che trafficano in auto, chi traffica in moto usa la tecnica del furto itinerante. Dietro questo termine si nasconde il modus operandi più fulmineo che esista. Forti di basisti locali (quasi sempre connazionali) che segnalano le moto più appetibili da rubare, i garage o i parcheggi più frequentati e anche le abitazioni private in cui vengono parcheggiate le moto, questi criminali arrivano da Ucraina e Moldavia a bordo di furgoni. Rubare una moto o uno scooter è la cosa più facile del mondo: basta essere in due e caricarla sul mezzo. Che diventa un’officina ambulante: le moto infatti vengono smontate nel retro del furgone. Un van di quelle dimensioni ne può ospitare fino a quattro, ben occultate con masserizie e merci-civetta.

I colpi avvengono quasi in simultanea nelle varie città italiane. I furgoni non hanno targhe conosciute agli inquirenti, perché spesso vengono presi a noleggio nei paesi di origine o sono intestati a prestanome. E ad aprire loro la strada sulla via del ritorno c’è sempre un’auto civetta, che segnala al furgone con la merce l’eventuale presenza di pattuglie. A complicare le cose c’è proprio l’area Schengen: se non ci sono attività di polizia giudiziaria in corso, un anonimo furgone trova la strada spianata fino alla prima dogana, quella ungherese. La criminalità dell’est fa uscire le moto dall’Italia sfruttando due direttrici. La prima è quella che passa dal Brennero e attraversa Austria e Ungheria, mentre la seconda transita da Slovenia e Austria. Il vero scoglio che i trafficanti devono superare si chiama Zahony. Questo paese di poco più di 4mila abitanti al confine tra Ungheria e Ucraina è l’unica dogana che i trafficanti devono attraversare. È qui che viene intercettata la maggior parte dei mezzi rubati, grazie al lavoro dell’Interpol. Ma come in tutti i posti di frontiera, sono tante le merci che riescono a superare le maglie dei controlli. E da qui si perde ogni traccia delle moto.

La tipologia di veicoli più rubata in Italia rimane quella degli scooter. Che fa gola a un altro tipo di criminalità, già intercettata dalla Polizia stradale: quella gestita da nigeriani e ghanesi. Questi riciclano mezzi di piccola cilindrata attraverso la containerizzazione che consiste nello stipare e occultare motoveicoli rubati in container colmi di mercanzia varia e spesso anche di rifiuti speciali. I porti prediletti dalle organizzazioni criminali sono Livorno e Genova.

Questi è anche lo scalo prediletto dai ladri di moto francesi che, con il collaudato metodo dei furgoni-officina, usano il porto ligure come base per i loro traffici nel Nord Africa e che spesso vengono intercettati dalla Polizia nell’ambito di controlli sul territorio. Ciò fa dell’Italia non solo il Paese di origine del veicoli rubati, ma anche uno snodo di passaggio per i traffici provenienti da altri Paesi.

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