Milano - La rassegna Milanesiana 2009, che propone come ogni anno letteratura, musica, cinema e scienza, si concluderà il 7 luglio proponendo quasi ogni giorno dibattiti, concerti, incontri e tutto quanto fa cultura. Anche questa volta Milanesiana non si è dimenticata del jazz. I musicisti prescelti sono pochi ma buoni e si esibiranno tutti al Teatro Dal Verme: domani è di scena il trombettista sardo Paolo Fresu in duo con il pianista Uri Caine; martedì prossimo potremo ascoltare il pianista sudafricano Abdullah Ibrahim; lunedì 6 luglio suona il sassofonista tenore Gianni Basso, piemontese, che per lunghi anni è stato milanese d'adozione.
L'onnipresente Paolo Fresu non poteva mancare. Sappiamo ufficiosamente che sarà impegnato quasi ogni sera almeno fino alla prima settimana di settembre.
Maestro, lei sa che la chiamano Fresu dalle sette vite. Come fa?
«Rispondo con franchezza: non lo so. E le dico che qualche volta sono preso dal desiderio di stare di più nella mia casa natale di Berchidda. Con mia moglie Sonia, che è secondo violino del Quartetto Alborada, ci vediamo anche in occasione di concerti speciali, come il prossimo per la Milanesiana. Ma a Berchidda abbiamo un bambino piccolo che il papà lo vede davvero poco».
Parliamo dunque del concerto. Non è la prima volta che Milano ospita lei e Uri Caine insieme. A memoria, ricordo alcuni set molto applauditi, tre anni fa, al club Blue Note.
«È vero, ma questa volta proponiamo una prima assoluta dal vivo basata sul contenuto di Think, il cd che ho licenziato da poco insieme con Caine per l'etichetta Blue Note. Lì, oltre alle improvvisazioni in duo, ci sono sei brani nei quali io e Caine siamo coadiuvati dal Quartetto Alborada formato da Anton Berovski e Sonia Peana, violini; Nico Ciricugno, viola; Piero Salvatori, violoncello. Sappiamo di offrire qualcosa di particolare che dovrebbe destare un notevole interesse».
Quali elementi hanno potuto avvicinare in un modo così intenso lei sardo e Caine ebreo americano? Qualcuno, e mi ci metto anch'io, sostiene che in Caine vibra un dolore antico che diventa musica nel klezmer, e che un dolore segreto si percepisce anche nella millenaria musica sarda. Lei che ne dice?
«Non andiamo così lontano. Preferisco attenermi al mio primo incontro con Caine, avvenuto nel 2003 al Festival di Berchidda di cui sono direttore artistico. Caine suonava in trio e mi invitò come trombettista ospite sul palco. Improvvisammo Dream That Dream che in seguito abbiamo suonato altre volte, ed è il brano che apre il cd Think.
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