Il Papa: gli ambientalisti sono i neopagani

RomaLa pace non è minacciata soltanto da guerre e terrorismo, ma anche dall’abuso dei beni naturali, che vanno salvaguardati cambiando modello di sviluppo, senza però assolutizzare la natura perché altrimenti si finisce per cadere in «un nuovo panteismo con accenti neopagani».
Lo scrive Benedetto XVI nel messaggio per la Giornata mondiale della Pace, presentata ieri in Vaticano. Un messaggio all’insegna del realismo, che non cede a visioni catastrofiste, e invita invece a impostare «in modo equilibrato» l’approccio ai problemi ambientali, ricordando che Dio ha affidato all’uomo il ruolo di «custode e amministratore responsabile del creato». Il documento prende le distanze da un certo ecologismo che considera l’uomo il cancro del pianeta. Se la Chiesa «esprime perplessità dinanzi ad una concezione dell’ambiente ispirata all’ecocentrismo e al biocentrismo», spiega il Papa, «lo fa perché tale concezione elimina la differenza ontologica e assiologica tra la persona umana e gli altri esseri viventi», dimenticando «l’identità e il ruolo superiore dell’uomo» e favorendo una «visione egualitaristica della “dignità” di tutti gli esseri viventi». «Si dà adito, così – continua il Pontefice – a un nuovo panteismo con accenti neopagani che fanno derivare dalla sola natura, intesa in senso puramente naturalistico, la salvezza per l’uomo». Anche la posizione contraria, che assolutizza la tecnica e il potere umano, «finisce per essere un grave attentato non solo alla natura, ma anche alla stessa dignità umana».
«Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato» è il titolo del messaggio papale. Ratzinger scrive che la sua salvaguardia «diventa oggi essenziale per la pacifica convivenza dell’umanità». La Chiesa non entra nel merito delle soluzioni tecniche, ma richiama la relazione tra il Creatore, l’essere umano e il creato. Di fronte ai cambiamenti climatici, alla desertificazione, all’inquinamento dei fiumi e all’aumento di «eventi naturali estremi», il messaggio propone come risposta «una revisione profonda» del modello di sviluppo e una riflessione «sul senso dell’economia e dei suoi fini, per correggerne le disfunzioni e le distorsioni». Chiede «un governo responsabile sull’ambiente», e denuncia come il degrado sia «spesso il risultato della mancanza di progetti politici lungimiranti o del perseguimento di miopi interessi economici». Benedetto XVI riconosce la «responsabilità storica» dei Paesi industrializzati», ma afferma che anche quelli meno sviluppati «non sono esonerati» dal rispetto del creato. Quindi auspica che si favoriscano «comportamenti improntati alla sobrietà, diminuendo il fabbisogno di energia» e promuovendo «la ricerca e l’applicazione di energie di minore impatto ambientale», come quella solare. Altre priorità sono l’attenzione «alla questione planetaria dell’acqua», le «strategie di sviluppo rurale incentrate sui piccoli coltivatori», la gestione delle foreste, lo smaltimento dei rifiuti. «La questione ecologica – conclude Ratzinger – non va affrontata solo per le agghiaccianti prospettive che il degrado ambientale profila all’orizzonte; a motivarla deve essere soprattutto la ricerca di un’autentica solidarietà a dimensione mondiale».
Durante la conferenza stampa il cardinale Renato Martino, rispondendo a una domanda sull’energia nucleare, non citata nel documento, si è detto favorevole al nucleare civile.

Proprio ieri, infine, l’ex vicepresidente americano Al Gore che da Copenaghen aveva lanciato l’allarme sulla possibilità che l’intera calotta polare artica sparisca nei prossimi 5-7 anni, è stato pubblicamente smentito dallo scienziato che lui stesso aveva citato. «Non mi è chiaro come sia arrivato a questa cifra, io non farei mai una stima di probabilità così precisa», ha dichiarato al Times Wieslav Maslowski.

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