Il Papa: "Difficile credere, ma l'uomo ricerca Dio anche senza saperlo"

Analisi del Santo Padre ai mali che affliggono la società, colpevole di creare "un'umanità autosufficiente che sceglie di essere unica artefice dei propri destini". E avverte: "Così l'uomo si perde"

Il Papa: "Difficile credere, 
ma l'uomo ricerca Dio 
anche senza saperlo"

Roma - "Una certa cultura pare mostrarci il volto di una umanità autosufficiente", che "sceglie di essere unica artefice dei propri destini, e che, di conseguenza, ritiene ininfluente la presenza di Dio e perciò la esclude di fatto dalle sue scelte e decisioni". Ma se oggi "è diventato sicuramente più difficile credere", tuttavia, "l’uomo contemporaneo appare spesso smarrito e preoccupato per il suo futuro, in cerca di certezze e desideroso di punti di riferimento sicuri". Insomma, l’uomo del terzo millennio, "ha bisogno di Dio e lo cerca talora anche senza rendersene conto" e "compito dei cristiani, e, in modo speciale, dei sacerdoti è raccogliere quest’anelito profondo del cuore umano ed offrire a tutti, con mezzi e modi rispondenti alle esigenze dei tempi, l’immutabile e perciò sempre viva e attuale Parola di vita eterna che è Cristo, Speranza del mondo". Celebrando il centenario di fondazione dei seminari regionali, sorti a seguito dell’incoraggiamento del Papa san Pio X, il Santo Padre ha ringraziato il Signore per aver "accompagnato con la sua grazia la vita di tanti sacerdoti, formati in tali importanti realtà educative".

Vocazione e compito Benedetto XVI ha ricordato come tra i compiti prioritari del presbitero ci sia quello di "spargere a larghe mani nel campo del mondo la Parola di Dio che, come il seme della parabola evangelica, sembra in realtà assai piccolo, ma, una volta germinato, diventa un grande arbusto e porta abbondanti frutti". "La Parola di Dio che voi sarete chiamati a seminare a larghe mani e che porta in sè la vita eterna, è Cristo stesso, il solo che possa cambiare il cuore umano e rinnovare il mondo", continua il Pontefice chiedendosi se l’uomo contemporaneo sente ancora bisogno di Cristo e del suo messaggio di salvezza. "Nell’attuale contesto sociale - ha quindi spiegato Benedetto XVI - una certa cultura pare mostrarci il volto di una umanità autosufficiente, desiderosa di realizzare i propri progetti da sola, che sceglie di essere unica artefice dei propri destini, e che, di conseguenza, ritiene ininfluente la presenza di Dio e perciò la esclude di fatto dalle sue scelte e decisioni". In un clima segnato talora da un razionalismo chiuso in sè stesso, che considera quello delle scienze pratiche l’unico modello di conoscenza, il resto diventa tutto soggettivo e di conseguenza anche l’esperienza religiosa rischia di essere vista come una scelta soggettiva, non essenziale e determinante per la vita. Certamente oggi, per queste ed altre ragioni, è diventato sicuramente più difficile credere, sempre più difficile accogliere la Verità che è Cristo, sempre più difficile spendere la propria esistenza per la causa del Vangelo.

Il senso religioso nell'umano Tuttavia, Benedetto XVI registra come l’uomo contemporaneo appaia spesso smarrito e preoccupato per il suo futuro, "in cerca di certezze e desideroso di punti di riferimento sicuri". E spiega: "L’uomo del terzo millennio, come del resto in ogni epoca, ha bisogno di Dio e lo cerca talora anche senza rendersene conto. Compito dei cristiani, in modo speciale, dei sacerdoti è raccogliere quest’anelito profondo del cuore umano ed offrire a tutti, con mezzi e modi rispondenti alle esigenze dei tempi, l’immutabile e perciò sempre viva e attuale Parola di vita eterna che è Cristo, Speranza del mondo".

La testimonianza di San Paolo Il Papa pone l'accento sull’esperienza straordinaria sulla via di Damasco che trasformò Saulo, da persecutore dei cristiani, in testimone della risurrezione del Signore, pronto a dare la vita per il Vangelo. Prima della conversione, infatti, Saulo era un fedele osservante di tutte le prescrizioni della Torah e delle tradizioni ebraiche. Ma, dopo aver incontrato Gesù, si legge nella Lettera ai Filippesi, "queste cose che per me erano guadagni io le ho considerate una perdita a motivo di Cristo. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui".

"La conversione non ha eliminato quanto c’era di bene e di vero nella sua vita, ma gli ha permesso di interpretare in modo nuovo la saggezza e la verità della legge e dei profeti e di divenire così capace di dialogare con tutti, seguendo l’esempio del divino Maestro", ha spiegato il Papa invitando i seminaristi a non stancarsi di "incontrare Cristo nell’ascolto, nella lettura e nello studio della Sacra Scrittura, nella preghiera e nella meditazione personale, nella liturgia e in ogni altra attività quotidiana".

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